Dopo un ottobre passato tra Berlino, Zurigo e il letto per un’influenza che non mi abbandonava (motivo per cui lo scorso weekend la newsletter è saltata), torniamo a parlare di startup! Da qualche mese ho deciso di investire in early-stage startup in Italia e all’estero e vorrei raccontarvi come e perché di questa scelta, sperando incuriosisca e crei qualche alternativa per chi pensa ci sia solo il mattone :)
Non è una novità per me, a Londra lo facevo già ma in modo diverso.
Diventavo socia come conseguenza della mia attività di advisor. Nel supportare founder all’inizio del loro percorso con un approccio strategico ed esecutivo su product, marketing, growth e go-to-market, spesso arrivavano delle share option. Entravo quindi come socia di minoranza dato che la mia attività ne impattava la crescita del valore: era un modo per motivarmi e ringraziarmi.
Oggi il risultato è simile, divento sempre socia, ma l’approccio che seguo è opposto: decido su chi investire in ottica strategico-finanziaria per poi diventare advisor sui temi legati alle mie skills ed esperienze su product, marketing, growth e go-to-market.
Sto imparando molto dal privilegiare un approccio strategico che esecutivo.
Ho scelto di essere attiva in alcuni settori particolari perché mi appassionano e per entrare in contatto con gruppi di investitori verticali su certi settori o su certi mercati. Molti di queste persone arrivano da fondi di investimento, così posso imparare come avvengono le decisioni quando gli investimenti sono più strutturati e professionali.
Ho deciso di focalizzarmi su dei settori specifici. Risultato di tanta ricerca e analisi e non solo settori di cui sono appassionata. Sono settori nei quali vorrei dare un impatto perché penso siano parte della responsabilità di dare un futuro al nostro pianeta. Un futuro che sia equo, per tutti e tutte. Che sia accessibile e che permetta di vivere in serenità, lavorando sulle sfide che oggi già ci colpiscono come la potenziale scarsità di cibo, conseguenza dell’emergenza climatica che già stiamo vivendo in questo caldissimo autunno.
Ho deciso di investire per dare il mio contributo a un mondo migliore grazie alla tecnologia, per lo sviluppo di una vita migliore per tutti e tutte, lavorando su quei settori che più di altri hanno un impatto sulla vita e sulla salute delle persone come il food tech e l’health tech.
Questa è la mia visione dopo settimane di ricerche, analisi e ragionamenti.
Ma cos’è il food tech? E perché in Italia fa così tanta paura che è stato bloccato?
Cos’è il food tech
Il food tech è un settore di ricerca e sviluppo di innovazioni legate al settore alimentare. Fino a poco tempo si considerava food tech solo l’adozione di nuove tecnologie per esempio l’IoT applicata agli elettrodomestici della cucina. Ricordate lo smart fridge? Frigoriferi che fanno la spesa quando manca qualche prodotto, forni che stabiliscono da soli il miglior metodo di cottura, caffettiere che ci fanno trovare il caffè fumante quando rientriamo a casa dal lavoro. Ma ci sono anche tutti quei nuovi modelli di business come i food delivery che durante la pandemia pensavamo fossero la svolta e in Europa sono in crisi.
Il food tech sta subendo oggi una forte evoluzione che convince anche gli analisti del mercato, con un potenziale stimato di crescita del 5.57% per year dal 2021 al 2027. L’emergenza climatica ci spinge a ripensare da zero ad alcuni modelli, filiere e processi, grazie anche alla tecnologia che si evolve continuamente.
Oggi quando parliamo di food tech parliamo anche di:
alternative alimentari in grado di provvedere alle necessità alimentari di quasi 8 mld di persone che non appesantiscano la bilancia dell’emergenza climatica. Per esempio il novel food di Small Giants o di Bugslife, startup italiana che produce larve per sfamare i nostri animali da compagnia che ha appena chiuso un seed da €500k
tecnologie in grado di rendere più efficiente agricoltura e risorse naturali. Per esempio xFarm e Finapp di cui avevo parlato qui a inizio anno.
nuovi processi che cambiano paradigmi come il vertical farming.
nuovi packaging più sostenibili come quello sviluppato dall’italiana Relicta
Quando parlo di questi argomenti in Italia, sento ancora troppo debole l’associazione con la parola opportunità. Di cosa dovremmo avere paura? Le nostre tradizioni alimentari non cambiano, si evolvono, come tutto.
Del resto, chi si sognerebbe di andare in giro a Milano in cavallo oggi?
Voglio pensare che anche il governo italiano ha forse capito che non c’è nulla da cui dovremmo proteggerci, ritirando il divieto di produzione della carne coltivata, anche se lo so che l’ha fatto solo perchè siamo in Europa (per fortuna).
Ora rimane solo a noi la voglia di cambiare le nostre abitudini alimentari.
E alla filiera di adeguarsi alle innovazioni che all’estero crescono velocemente.
Le proteine alternative
Se in Italia ogni volta che parliamo di proteine alternative cerchiamo di difenderci da quella che vediamo come una minaccia alle nostre colture e cultura, all’estero ciò sta diventando normalità. Ecco quindi che sono numerose le startup che stanno lavorando ad alternative proteiche che non sono solo sostitutivi vegetali della carne. Si tratta di innovazioni utili non solo per aumentare l’apporto proteico della cucina vegana ma per eliminare additivi animali dell’industria alimentare.
Per esempio proteine che nascono dal Co2 come l’austriaca Arkeon che le produce tramite processi di fermentazione. Protein Distellery le produce da lieviti, da sempre utilizzati per gli integratori alimentari. Perchè non addizionarli anche ai prodotti che possiamo mangiare?
Solarfoods produce proteine alternative. Basata in Finlandia, sta sviluppando una proteina alternativa a quelle che crescono in natura attraverso microrganismi che diventano Solein, una polvere altamente proteica da aggiungere a qualsiasi piatto vogliamo!
Le alternative vegetali alla carne
Il mercato delle alternative vegetali alla carne è molto probabilmente il mercato che conosciamo forse meglio come consumatori perché i prodotti sono già presenti in alcuni scaffali dei nostri supermercati. Oltre alle alternative vegetali alla carne come Heura Foods e Beyond Meat possiamo già consumare:
il pesce di Revo Foods (in particolare consiglio il salmone, se volete sapere il motivo guardatevi Artifishal prodotto da Patagonia nel 2019)
il formaggio vegetale della svedese Stockeld e dell’italiana Dream Farm;
i funghi della tedesca Mushlabs che utilizzerà come ingredienti a tanti altri prodotti in arrivo e sono molto curiosa!
le uova vegetali di Lovely Day Foods che nascono dalla fermentazione vegetale che permettono di eliminare quasi completamente i problemi legati alla sostenibilità, alle emissioni e permettono un approccio crueltry-free.
Questa è la mia selezione europea di startup che stanno lavorando ad alternative vegetali alla carne. Ne conoscete delle altre?
Fatemi sapere, sono tutta orecchie!
Il dato che non vogliamo perderci
Sono usciti gli earning reports delle tech corp americane e tra tutte un dato mi ha fatto riflettere: YouTube Shorts sta crescendo a una super velocità con 70 mld di views giornaliere, un aumento notevole per il competitor di TikTok sviluppato da Google, rispetto alle 50mld di views giornaliere che registrava a inizio anno.
Per YouTube ciò significa un aumento a doppia cifra dell’anno scorso del fatturato che deriva dalla pubblicità, pari a 12.5% anno su anno.
Un ottimo risultato rispetto all’anno scorso, in cui c’era un po’ più di sofferenza.
Non mi stupisco quindi nella decisione di voler chiudere Google Podcast nel 2024 per focalizzarsi su YouTube e renderla la destinazione preferita per i creator e gli ascoltatori di podcast. Un altro prodotto che si aggiungerà al cimitero dei prodotti Google.
Che cosa ne pensate? Giusto o sbagliato?
✍️ Tutte le startup che assumono in Italia questa settimana
📎 Technogym assume Digital Product Marketing Manager a Cesena
📎 Remote cerca Manager, Outbound Sales Development - DACH e un Multimedia Content Creator in remoto
📎 Qaplà, startup italiana in martech che ha appena chiuso un round da €5M cerca Product Manager
📎 Radical HR startup in HR tech cerca Learning & Transformation Freelance
📎 Adyen scale up nei pagamenti assume Account Manager a Milano
📎 Circle startup femtech cerca Country Manager Italy - Women's Health a Milano
📎 Qonto unicorno fintech cerca Senior Product Marketing Manager a Milano
🤓 Un’ultima info se sei founder di una startup > dedichi 2 min a questo sondaggio sullo stato del growth in Italia?
Iacopo Livia sta facendo questa analisi e finora sono stati raccolte circa 110 risposte ma sono sicura non sono abbastanza rappresentative dell’ecosistema startup.
Ci dai il tuo contributo?
Condividerò le risposte in questa newsletter appena saranno pronte!
Ci sentiamo la prossima settimana, magari torniamo a parlare di “come si fa cosa” se lavori in una startup? E buon ponte!
Alessia
Sempre super interessante!
Sì il Foodtech fa paura: e personalmente penso che magari un po' di "timore reverenziale" possa fare bene. Per evitare slanci estremi, giustificati solo dagli utili.
E anche molto interessante il tuo punto di vista su come svolgere il proprio ruolo di Advisor.
Grazie per i tuoi contenuti.