Analisi molto interessante e poco banale, complimenti! Nello stesso mercato Will funziona (sembrerebbe) bene, ma sopratutto (kudos) hanno spiegato anche recentemente in un video YouTube i loro revenue stream, utile per capire come stanno provando a differenziarsi. Dispiace per Freeda, molto
Grazie per avermi aiutato a inquadrare meglio ciò che è successo lato start-up. Lato contenuto posso dire che non era nemmeno “femminismo”? Mancando tutta la parte politica, direi più che erano questioni di genere - e negli ultimi post nemmeno quelle, tanto che anche sul sito si parla quasi più di “generazioni” tout court.
"Perché, alla fine, il vero successo di una startup non si misura in like o follower, ma nella capacità di costruire qualcosa che risolve un problema reale"
Sul primo punto, in termini di strumenti in risposta a bisogni reali ti segnalo Rame (https://www.rameplatform.com/), che mi sembra più centrata e che spero davvero abbia miglior fortuna.
Si condivido, loro fra l’altro stanno testando anche un modello a subscription se non erro. In linea di massima ho notato che quando hai meno soldi a disposizione cerchi dei revenue stream alternativi :)
Grazie Alessia, bellissimo contenuto e analisi. Come puoi immaginare Freeda rappresentava la realizzazione parziale del sogno di community che avevo in mente io di creare con Pinktrotters ai tempi, partendo dalla passione per i viaggi e quindi mi è molto spiaciuto sapere della sua "morte". È sempre un dispiacere per chi conosce la fatica e l'anima che si mette dentro a un progetto di questo tipo, al di là dei soldi che vanno e vengono... Se può valere qualcosa, io nel mio piccolo ho sempre parlato di fallimento e dei motivi, ho anche scritto un libro a riguardo ;-)
Grazie Alessia, analisi lucida e cristallina. Aggiungo una mia riflessione: una startup di temi femministi fondata da due maschi inevitabilmente porta ad una distanza linguistica e di approccio - e questo traspariva da ogni contenuto anche se creato da una donna. Il disallineamento tra bisogno e risposta a quel bisogno nasce anche da questo.
È vero, è un ottimo punto, e su questo di devo dire la verità: ho pensieri un po’ contrastanti.
Dal punto di vista del business, i founder più bravi non lanciano un progetto solo perché hanno un’esperienza diretta del problema, ma anche perché hanno l'intuizione e sanno circondarsi di persone competenti e si fidano del loro team.
Anche quando non hanno una sensibilità personale sul tema (come in questo caso, essendo uomini), il loro ruolo dovrebbe essere quello di creare le condizioni perché chi quella sensibilità ce l’ha possa guidare davvero la strategia aziendale, anche se distante dal loro approccio. In Europa ci sono anche esempi riusciti di aziende femtech fondate da uomini, come Flo Health, che hanno costruito prodotti molto solidi per un target 100% femminile, grazie al lavoro e alla voce di team forti e con la sensibilità giusta.
Se però guardiamo la questione da un punto di vista valoriale e di rappresentanza, sono assolutamente d’accordo: sarebbe bello (e necessario) che più donne potessero avere accesso alle stesse opportunità di founder uomini per guidare progetti simili che parlano direttamente a loro. In Italia ce ne sono molti, da iMamma a Promama e sono spesso ignorate. Ho approfondito questo tema l'anno scorso: https://open.substack.com/pub/alessiacamera/p/quelle-startup-ignorate
Analisi molto interessante e poco banale, complimenti! Nello stesso mercato Will funziona (sembrerebbe) bene, ma sopratutto (kudos) hanno spiegato anche recentemente in un video YouTube i loro revenue stream, utile per capire come stanno provando a differenziarsi. Dispiace per Freeda, molto
Grazie Pietro! Molto interessante se riesci a condividere quel video, cosí chi ha la curiosità della sottoscritta può approfondire 😉 🙏
here we go https://www.youtube.com/watch?v=5PM75kpygzg&t=335s
Grazie per avermi aiutato a inquadrare meglio ciò che è successo lato start-up. Lato contenuto posso dire che non era nemmeno “femminismo”? Mancando tutta la parte politica, direi più che erano questioni di genere - e negli ultimi post nemmeno quelle, tanto che anche sul sito si parla quasi più di “generazioni” tout court.
Verissimo. Poi, per l’analisi sui contenuti aspetto la tua newsletter :)
"Perché, alla fine, il vero successo di una startup non si misura in like o follower, ma nella capacità di costruire qualcosa che risolve un problema reale"
Preach 🙏
Aligned 🫶
Sempre utilissima Alessia! Grazie
🫶
Sul primo punto, in termini di strumenti in risposta a bisogni reali ti segnalo Rame (https://www.rameplatform.com/), che mi sembra più centrata e che spero davvero abbia miglior fortuna.
Si condivido, loro fra l’altro stanno testando anche un modello a subscription se non erro. In linea di massima ho notato che quando hai meno soldi a disposizione cerchi dei revenue stream alternativi :)
Io sono subscriber di Rame e MOLTO soddisfatta
Grazie Alessia, bellissimo contenuto e analisi. Come puoi immaginare Freeda rappresentava la realizzazione parziale del sogno di community che avevo in mente io di creare con Pinktrotters ai tempi, partendo dalla passione per i viaggi e quindi mi è molto spiaciuto sapere della sua "morte". È sempre un dispiacere per chi conosce la fatica e l'anima che si mette dentro a un progetto di questo tipo, al di là dei soldi che vanno e vengono... Se può valere qualcosa, io nel mio piccolo ho sempre parlato di fallimento e dei motivi, ho anche scritto un libro a riguardo ;-)
Grazie Eliana, se i founder di startup in Italia fossero tutti come te avremmo un sacco di materiale prezioso su cui riflettere e da cui imparare :)
Grazie Alessia, analisi lucida e cristallina. Aggiungo una mia riflessione: una startup di temi femministi fondata da due maschi inevitabilmente porta ad una distanza linguistica e di approccio - e questo traspariva da ogni contenuto anche se creato da una donna. Il disallineamento tra bisogno e risposta a quel bisogno nasce anche da questo.
È vero, è un ottimo punto, e su questo di devo dire la verità: ho pensieri un po’ contrastanti.
Dal punto di vista del business, i founder più bravi non lanciano un progetto solo perché hanno un’esperienza diretta del problema, ma anche perché hanno l'intuizione e sanno circondarsi di persone competenti e si fidano del loro team.
Anche quando non hanno una sensibilità personale sul tema (come in questo caso, essendo uomini), il loro ruolo dovrebbe essere quello di creare le condizioni perché chi quella sensibilità ce l’ha possa guidare davvero la strategia aziendale, anche se distante dal loro approccio. In Europa ci sono anche esempi riusciti di aziende femtech fondate da uomini, come Flo Health, che hanno costruito prodotti molto solidi per un target 100% femminile, grazie al lavoro e alla voce di team forti e con la sensibilità giusta.
Se però guardiamo la questione da un punto di vista valoriale e di rappresentanza, sono assolutamente d’accordo: sarebbe bello (e necessario) che più donne potessero avere accesso alle stesse opportunità di founder uomini per guidare progetti simili che parlano direttamente a loro. In Italia ce ne sono molti, da iMamma a Promama e sono spesso ignorate. Ho approfondito questo tema l'anno scorso: https://open.substack.com/pub/alessiacamera/p/quelle-startup-ignorate
Mi dispiace tantissimo, li avevo intervistati anni fa e mi sembravano (erano) l'unica vera novità anche in termini di formati pubblicitari. E vabbè.