Perché si continua a investire nel fintech
I clamorosi fallimenti che nessuno si aspettava. Cosa fare con tutti quei milioni?
Quest’estate, mentre svuotavo la casa dei miei, ho ritrovato un’agenda del 2013.
Tra le pagine accartocciate, ho trovato i miei primi appunti sulle startup.
E indovinate un po’? Una delle prime note era su Transferwise. Questo mi ha riportato alla mente il 2013, quando ho detto no a un’offerta di lavoro da Transferwise per entrare in PlayStation. Sì, avete letto bene, quello che poi è diventata un unicorno.
Ancora oggi, a ripensarci, mi mangio le mani.
Eppure, operare nel fintech 10 anni fa era considerato molto rischioso perché era: 1) difficile scalare i mercati, 2) c’era un tema di fiducia e di tecnologia che spesso non era ancora all’altezza; 3) con il rischio di lavorare tantissimo per fallire dopo poco. Oggi, quando vedo una fintech che bidda su Google nelle keyword “conti correnti online”, l’immagine che mi viene in mente è questa: 🤑.
Forse è proprio da quel momento che il fintech ha iniziato a catturare così tanto la mia attenzione, al punto che oggi ci lavoro. Curioso come gira la vita, no?
Quelle idee che nel 2013 sembravano folli, oggi sono diventate scale-up enormi, trasformando il settore finanziario a una velocità impressionante e attirando investimenti da ogni angolo del pianeta.
Ma non tutte hanno avuto successo, dove sono andate le altre?
Quando analizziamo quante sono le startup fintech in Europa, è facile vedere quelle che sono diventate enormi.
Ma quante ce la fanno davvero e cosa possiamo aspettarci?
Perché, nonostante i tanti fallimenti, si continua a investire?
La crescita esponenziale del fintech
Dalle 1-2mila startup fintech del 2013, prevalenti in USA e UK, siamo passati a circa 10.000 nel 2019 con una crescita significativa in Asia e America Latina, oltre che in Europa. Oggi si stima che ci siano più di 15.000 le startup fintech attive nel mondo di cui oltre 10.000 in Europa, soprattutto in UK, Germania, Francia e Nord Europa.
E quanti soldi ricevono le startup che operano in questo settore? Tanti.
Il fintech è uno dei settori più finanziati in Europa.
Nel 2021, gli investimenti nel settore fintech in Europa avevano raggiunto cifre record, con un totale di circa $77Mld investiti nel mondo, di cui una parte significativa in Europa. Londra è stata a lungo fondamentale con aziende come Revolut, Checkout.com, e Wise (ex TransferWise) che hanno raccolto miliardi di dollari in investimenti.
Ma non sono solo aumentati i soldi che girano attorno a questo settore.
Dai pagamenti digitali, prestiti peer-to-peer e trasferimenti online, alle cryptovalute fino alle neo-banche anche i servizi si sono evoluti moltissimo.
Ultimamente le startup fintech si stanno espandendo oltre i pagamenti e il lending grazie a servizi come buy now, pay later (BNPL) e le soluzioni bancarie ibride che combinano servizi fisici e digitali.
Le startup europee che tutti conosciamo come principali in questo settore sono anche quelle che hanno raccolto valanghe di capitali per creare i primi prodotti e scalarli nei principali mercati. Per esempio, partendo da quelle che hanno raccolto più capitali, le 10 più importanti sono:
1. Checkout.com
Descrizione: Piattaforma di pagamento online per e-commerce e aziende globali.
Capitale raccolto: Oltre $1,8 miliardi | Data di costituzione: 2012
2. Revolut
Descrizione: Super app finanziaria che offre conti correnti, cambi valute, trading e criptovalute.
Capitale raccolto: Circa $1,7 miliardi | Data di costituzione: 2015
3. Klarna
Descrizione: Piattaforma di Buy Now, Pay Later (BNPL) che consente ai consumatori di pagare in rate.
Capitale raccolto: Oltre $4,5 miliardi | Data di costituzione: 2005
4. N26
Descrizione: Banca mobile con servizi bancari digitali per privati e aziende.
Capitale raccolto: Circa $1,7 miliardi | Data di costituzione: 2013
5. Solarisbank
Descrizione: Banca digitale che fornisce infrastruttura bancaria e servizi per fintech e altre aziende.
Capitale raccolto: Circa $500 milioni | Data di costituzione: 2016
6. Qonto
Descrizione: Neobanca specializzata in servizi bancari per piccole e medie imprese.
Capitale raccolto: Circa $622 milioni | Data di costituzione: 2016
7. Mollie
Descrizione: Piattaforma di pagamento per aziende che desiderano accettare pagamenti online.
Capitale raccolto: Circa $800 milioni | Data di costituzione: 2004
8. Bitpanda
Descrizione: Piattaforma di trading di criptovalute e asset digitali.
Capitale raccolto: Circa $263 milioni | Data di costituzione: 2014
9. TransferWise (Wise)
Descrizione: Servizio di trasferimento di denaro a basso costo e senza confini.
Capitale raccolto: Circa $1 miliardo | Data di costituzione: 2011
10. LendInvest
Descrizione: Piattaforma di prestiti per mutui residenziali e commerciali.
Capitale raccolto: Circa $700 milioni | Data di costituzione: 2013
I principali fallimenti nel fintech
Spesso ci focalizziamo solo su chi è arrivato al successo e che vediamo operante nel nostro contesto quotidiano, perdendoci invece i pezzi di chi purtroppo si è schiantato. Nei miei appunti del 2013 avevo continuato a monitorare il settore aggiungendo considerazioni anno dopo anno, includendo le startup che non sono riuscite a farcela. Volevo forse trovare un pattern comune per capire come scegliere quella giusta? Ecco alcuni fallimenti interessanti.
1. Ffrees (UK)
Anno di nascita: 2013
Anno del fallimento: 2017
Cos'era: Una startup che si proponeva come banca alternativa a basso costo, mirata a clienti che volevano evitare le spese bancarie tradizionali. Aveva raccolto €24M
Causa del fallimento: L'azienda non riuscì a competere con altre neobanche e fintech emergenti nel Regno Unito, come Monzo e Revolut. La mancanza di finanziamenti aggiuntivi ha portato alla sua chiusura.
2. Loot (UK)
Anno di nascita: 2014
Anno del fallimento: 2019
Cos'era: Neobanca rivolta agli studenti,con l’obiettivo di offrire servizi bancari semplici e intuitivi. Aveva raccolto €20M
Causa del fallimento: Nonostante un investimento di 20M di sterline, Loot entrò in amministrazione controllata dopo che l'acquisizione da parte di RBS fallì. Le difficoltà nel reperire nuovi fondi hanno portato alla chiusura.
3. Kreditech (Germania)
Anno di nascita: 2012
Anno del fallimento: 2020
Cos'era: Kreditech offriva prestiti online utilizzando algoritmi di intelligenza artificiale per valutare il rischio di credito. Aveva raccolto €200M
Causa del fallimento: Nonostante un investimento di oltre $500M, Kreditech affrontò problemi di normative in diversi paesi, rendendo difficile l’espansione globale. Le difficoltà nel gestire i debiti insoluti e la concorrenza portarono alla sua chiusura.
4. Wirecard (Germania)
Anno di nascita: 2000
Anno del fallimento: 2020
Cos'era: Wirecard era un gigante dei pagamenti digitali e uno dei più grandi nomi del fintech europeo. Gestiva servizi di elaborazione pagamenti per aziende globali e aveva raccolto €1,9 mld.
Causa del fallimento: Uno scandalo finanziario colossale: emerse che €1,9 mld di euro erano "spariti" dai bilanci dell'azienda. L'azienda dichiarò bancarotta, con conseguenze devastanti per i suoi azionisti e il settore fintech tedesco.
Ci hanno fatto persino un documentario su Netflix per far capire la portata.
Il caso Kevin: milioni investiti ma non sono serviti
Tra le startup che hanno catturato l’attenzione degli investitori c’è Kevin, una fintech che prometteva di rivoluzionare i pagamenti digitali e le transazioni bancarie nata a Vilnius in Lituania nel 2017. Con un’idea innovativa e un modello di business ambizioso, legato alla costruzione di un sistema di pagamenti basato sulla PSD2, Kevin è riuscita a raccogliere oltre €70M.
Con l’ultimo round di investimento pari a $65M del 2022, l’obiettivo era quello di connettere i conti bancari con i POS per evitare di passare per le carte.
Ma cosa è successo a Kevin dopo questo enorme investimento?
L'azienda, all'inizio del 2024, ha licenziato circa la metà dei suoi dipendenti, a causa della crescente pressione per ridurre il suo tasso di burn rate dopo un round di finanziamento ponte da $25M.
Opportunità mancata: cosa sarebbe potuto accadere con tutti quei milioni persi?
Riflettendo sullo stato attuale del settore fintech, c’è un dato palese che conoscevo fin dall’inizio: i fondi enormi che affluiscono in questo settore.
Ma oggi vorrei focalizzarmi su un pezzettino aggiuntivo: se guardiamo al genere, tutti quei milioni spesso sono destinati a quasi tutte le startup guidate da uomini.
Questa tendenza ha creato un'opportunità mancata, poiché milioni avrebbero potuto essere indirizzati a imprenditrici che non solo sono innovative, ma anche capaci di guidare una crescita economica sostanziale.
La sottorappresentazione delle donne nel fintech, dove le founder rappresentano solo il 7% delle startup, rivela un problema sistemico che soffoca il potenziale. Reindirizzando anche solo una frazione del capitale solitamente assegnato a iniziative guidate da uomini, potremmo supportare un'ondata di startup diverse pronte ad affrontare una gamma più ampia di esigenze di mercato. Sono molti gli studi a mostrare che team diverse producono migliori performance finanziarie e tassi di innovazione più elevati, ma il divario persiste e si allarga.
Penso a Kevin e a quei €70M che potrebbero essere stati destinati a soluzioni alternative per un target diverso. Per esempio un prodotto digitale fintech studiato per tutte quelle donne separate che spesso fanno fatica a ricevere l’assegno di mantenimento dei figli dagli ex mariti.
Un TAM di circa 900K bambini solo per UK: investitori per favore non ditemi che il mercato è troppo piccolo!
Investire in startup fondate da donne non è solo una questione di equità; rappresenta un'opportunità strategica per attingere a un mercato ampiamente trascurato. Le imprenditrici portano sul tavolo prospettive e soluzioni uniche, che possono dare vita a prodotti e servizi trasformativi che soddisfano una clientela nuova. Riconoscendo questo potenziale inutilizzato e facendo scelte di investimento consapevoli, possiamo promuovere un ecosistema fintech più inclusivo e resiliente.
Quando vedremo qualche azienda diverse sia dal punto di vista dei servizi e del team anche nel fintech?
Sono Alessia Camera e ogni due settimane invio una newsletter con un’analisi sul mondo delle startup e del tech.
Se vuoi puoi guardare l’archivio per avere un’idea di tutti gli argomenti trattati, parlo molto di Marketing, Strategie di Growth e Prodotti Digitali.
Dal 2018 porto avanti questo progetto di divulgazione basato sulle mie esperienze personali e professionali in questo settore.
Se vuoi un consiglio o hai una riflessione da aggiungere fallo nei commenti.
Grazie per avermi letto, alla prossima riflessione!
Alessia