Startup Stories #25
Perché le banche non comprano le fintech, alcuni dati sull'engagement di Instagram e una notizia triste.
Ciao e piacere di rivedervi, anche questo mese!
Spero tutto bene, anche se il caldo è arrivato e ogni anno mi coglie impreparata.
Non vorrei raccontare troppo di Taxfix questo mese perché stiamo lavorando duramente per testare delle ipotesi, attraverso idee particolarmente rischiose, in gergo tecnico le chiamiamo big bets.
Quando leggerete questa nsl sarò a Berlino a incontrare finalmente il team con cui sto lavorando da 5 mesi: si, sono emozionata. Sto attivando delle idee che mi stanno portando particolarmente fuori dalla mia zona di comfort e va bene così. Ne sono felice. Sto imparando moltissimo. Sia dal punto di vista operativo che umano.
I capi spingono perché il team si prenda rischi grandi, che possono farci fallire pesantemente (e imparare velocemente) o vincere massicciamente.
Non mi era mai successo prima.
Il team è coeso, collaborativo, abbiamo fiducia l’uno dell’altro. Stiamo entrando nell’ultimo sprint: la dichiarazione dei redditi chiude tra 3 mesi. Ce la faremo?
Se hai provato Taxfix mi dici com’è andata, per favore? Va bene anche se non l’hai usato ma lo scorso mese ti ho incuriosito e hai provato il questionario :)
Tra le altre cose che ho fatto questo mese:
1) Ho provato Gorillas e me ne sono follemente innamorata visto che mi ha consegnato una spesa in 5 minuti con un sacco di regali e un super servizio clienti (lo stesso giorno di Gorillas, avevo ordinato online con Carrefour che mi ha perso 3/4 dell’ordine senza spiegazioni e ho dovuto aspettare 3 giorni per cancellare l’ordine.)
2) Mi è arrivato il frigo SMEG, dopo 7 mesi dall’ordine e 3 notifiche di ritardo. E’ bellissimo. Un pelino grande, ma lo preferivo grande e diverso dalle copie di Hisense. Dopo 3 gg ho chiamato l’assistenza perché c’è un difetto. SMEG, tu sopravviverai ai prox 10 anni? Tutta la storia qui
3) Ho scoperto due nuovi brand perché passeggiando in Buenos Aires a Milano sono stata attratta da una vetrina, sono entrata e ho acquistato abbigliamento e scarpe: era da prima della pandemia che non mi succedeva. A quanto pare, non mi interessa più solo il digitale, il mio comportamento sta cambiando forse perché la vita si sta normalizzando.
Anche voi?
Cos’è successo nel mondo digital marketing, tech e startup in questo mese?
1) Finalmente le banche comprano qualche startup
Finalmente sto lavorando per una fintech: non ho molte altre esperienza nel settore. Tuttavia ho sempre guardato le startup fintech da vicino perché risolvevano dei miei bisogni essenziali: aiutarmi a monitorare tutta la mia vita finanziaria tramite app, senza dover andare in filiale e risparmiando tempo e soldi. Appena tornata in Italia ho provato ad aprire un conto con Crédit Agricole, un disastro. Tempo 2 mesi e sono passata a N26.
Mi sono sempre chiesta se fosse un problema di Crédit Agricole o mio. Finché non ho provato Buddybank e ho capito che i processi erano gli stessi di Unicredit solo che l’app era colorata e c’era qualche funzionalità digitale in più di un conto standard.
Così mi sono fatta un’altra domanda: perché le banche non acquisiscono le fintech invece di inventarsi servizi che poi non sono capaci di gestire nello stesso modo?
Ho scoperto che le fintech acquisite dalle banche sono pochissime: dal 2013 al 2018 sono state 18 le acquisizioni effettuate da 10 banche.
L’80% delle 50 banche più importanti al mondo NON ha ancora comprato una fintech.
La situazione come vedete è leggermente migliorata dopo il 2018 ma siamo ancora molto bassi rispetto alle acquisizioni che nello stesso periodo hanno fatto Alphabet, Amazon, Apple, Microsoft, and Facebook: 84 in totale.
Alcuni dicono che questo sia finalmente l’anno giusto, soprattutto per quelle startup che dimostrano ottimismo dal punto di vista economico. Io sono ovviamente scettica. Però, devo ammettere che nell’ultimo mese c’è stato un timido tentativo di riscatto. Nutmeg, robo-advisor UK per investimenti finanziari è stata acquisita da JPMorgan, con la strategia di integrarla alla sua banca digitale, che lancerà entro la fine dell’anno.
Quindi, tornando alla domanda iniziale sul perché le banche non acquistano le fintech, dalle prime ricerche che sto facendo, credo le risposte siano due: una più finanziaria e una più strategica.
La prima è data dalla valutazione delle startup che non rispecchia i flussi economici ma le aspettative di crescita future. Semplifico per facilitare la comprensione, ma riprendendo gli appunti di ragioneria della maturità, la differenza tra i due valori in un patrimonio diventa avviamento, che potrebbe minare la liquidità della banca poiché dovrebbe appunto, per parità di bilancio, avere un controvalore liquido.
Il punto di vista strategico è molto più facile da capire: le startup che oggi valgono milioni spesso non coinvolgono il mercato di massa ma un numero di utenti più o meno ampio a seconda del prodotto che offrono. E questo significa che chi le acquisisce si assume un rischio: il rischio che questi prodotti non decollino e che i trend non scalino. Sicuramente il vantaggio finanziario di un’acquisizione di una fintech si ottiene in un arco di tempo lungo e convincere consigli di amministrazione e stakeholder che quella startup è strategica non è assolutamente facile, soprattutto in un ambiente iper tradizionalista e conservatore come quello delle banche.
Quindi la domanda continua con: qual è il futuro delle banche senza M&A di fintech?
2) A Londra ha chiuso il Google Campus e se ne va un pezzo di cuore.
Quando sono arrivata a Londra erano gli unici a offrire un co-working, a organizzare eventi e ad aiutare la creazione di una community di persone entusiaste verso tech e startup: il Google Campus.
Ogni venerdì c’era la Silicon Drinkabout, 2-3 volte a settimana c’erano eventi gratuiti dove si raccontava che cosa significasse lavorare con app e creare startup. C’erano i Googler che venivano a raccontarti come funzionava Google Ads e come usare gli altri canali digital. C’era il co-working gratuito, che quando ti sentivi sola o alla ricerca di beta tester sapevi che lì c’era sempre qualcuno che ti dava retta senza considerare le tue idee fuori di testa. Il caffè faceva schifo, era quasi il peggiore di tutta Londra, ma hey, non importava.
Non ci credo che ora sia chiuso.
Se ne va un pezzo di cuore. Sono moltissimi i ricordi di tutti gli eventi a cui ho partecipato e che ho organizzato in quel magico posto (Secret Sauce) dove incontravi l’entusiasmo, la positività, l'ottimismo, lo scarso ego.
E soprattutto le esperienze di ognuno venivano messe a disposizione di tutti.
Ora che è chiuso, assieme al TechHub, altro posto sensazionale per me e per tutti quelli che nel 2012-2013 cercavano di muovere i loro passi nelle startup, sono sempre più convinta che aver detto addio a Londra nel 2019 sia stata la decisione giusta.
Londra non è più la stessa.
Addio Google Campus e grazie di tutto!
3) Shopify si sta integrando con Facebook e Google per offrire ai business la sua modalità di pagamento, Shop Pay
Immagino di non dover spiegare cos’è Shopify: tutti conoscerete la piattaforma che permette alle aziende di creare un ecommerce e vendere nel modo più semplice e veloce possibile.
La notizia interessante, tuttavia è che Facebook e Google si stanno integrando con Shop pay, il servizio di pagamento offerto da Shopify per i pagamenti.
Se avete un sito su Shopify saprete infatti che viene trattenuta una percentuale, variabile a seconda dell’abbonamento, che prevede una percentuale + un fisso per transazione. Questo è Shop Pay che permette alle aziende di pagare un prezzo più basso di abbonamento ma di avere una sorta di revenue share in caso di successo. Questa soluzione inserita nel pacchetto Merchant Solutions è quella che dal momento dell’IPO è cresciuta maggioramente (+500% circa) e integrata alle subscription garantiva alle aziende una sicurezza della validità e della scalabilità del modello di business. Le aziende vendevano con campagne tracciate attraverso i cookies grazie a un’infrastruttura web sviluppata e gestita da Shopify.
Ma a breve la situazione cambierà.
Spariranno i cookies.
iOS 14 sta cambiando le regole del gioco pubblicitario.
C’è sempre maggiore necessità di avere a disposizione dati direttamente attraverso i propri ecosistemi. Quello che praticamente fa Amazon: attira a sé consumatori che spendono un sacco di tempo sulla piattaforma permettendo ad Amazon di raccogliere tutti i loro dati.
E quello che invece spaventa di più Facebook e Instagram: ecco perché anche loro stanno cercando di sviluppare ecosistemi indipendenti affinché le aziende possano creare i loro e-commerce attivando sia la parte di advertising che di conversione. Stessa cosa per Google Shopping, ovviamente.
Quindi che cosa sta facendo Shopify che ha annusato l’opportunità?
Offrendo questa integrazione a Facebook e a Google, permette ai propri clienti integrazioni veloci con Facebook Shop e soluzioni Shopify-powered per Google Shopping. Shopify Shop Pay è una delle soluzioni migliori che esistono come check out (70% più veloce, 1.70x la conversion rate di un check out tradizionale a detta loro) quasi migliore di Amazon. Solo che fino a poco fa era disponibile solo alle aziende che avevano un abbonamento a Shopify.
Da oggi qualsiasi azienda può usare Shop Pay e integrarlo a negozi su Facebook, Instagram o Google.
4) Un po’ di dati per rispondere alle domande dei clienti (o dei capi) su Instagram
Se come me su Facebook ti annoi e c’è frustrazione dal fatto che sembra sempre più uno strumento per non comunicare che per comunicare e ti stai spingendo sempre più verso Instagram, ho trovato interessante questa ricerca di Hubspot che analizza i dati dell’evoluzione degli ultimi anni. Soprattutto racconta perché è sempre più difficile aumentare i followers, in organico, senza tool e senza budget. Potrebbe non essere tutta colpa nostra, visto che l’engagement medio di Instagram è passato da una media 2.26% a un mediano di 0.8% aggiustato verso gli account super influenti.
Il 50% degli utenti su Instagram ha un engagement per post dell’1% (o meno).
Ho scoperto per esempio, che forse non ha molto senso continuare a postare foto perfette, scaricando app per cambiare la luminosità del cielo sperando che ciò faccia aumentare like e commenti, quindi followers.
Forse è davvero arrivato il momento di usare Reels.
Altra domanda interessante che spesso sfocia in discussioni infinite in ottica strategica: la caption meglio farla lunga o corta?
La caption può essere lunga al massimo 2200 caratteri e contenere fino a 30 hashtag. Facebook in genere la consiglia corta ma tutti noi che lavoriamo con i social sappiamo che la caption può aiutare le persone a stoppare lo scrolling, catturando la loro attenzione. Anche qui ci viene in aiuto il dato poiché ho scoperto che quanto più lunga è la caption (se inclusa nei 2000 caratteri) quanto migliore sarà l’engagement. Soprattutto se siamo un brand o un influencer: molto probabilmente il pubblico è curioso di saperne di più su di noi e la lunghezza diventa sinonimo di autenticità.
Infine, la classica: quanti hashtag includere nel post?
In media sembra che bastino 1 o 2 hashtag per migliorare l’engagement. Ma qui i dati potrebbero essere biased, dato che le celebrities in genere non usano hashtag e hanno un engagement molto alto indipendentemente dagli hashtag usati.
5) Qual è lo spot più bello di questi ultimi mesi?
Mi sto facendo una cultura di pubblicità italiane e non sto trovando davvero nulla di entusiasmante lato creativo. Probabilmente perché non ho la TV. Ora capisco perché qualche anno fa tutti parlavano male di quella di Buondì perché era estremamente diversa dal conformismo di tutte le altre.
Vedi che quasi quasi mi tocca rivalutare Buondì Motta.
Avete visto l’ultimo della saga dell’asteroide?
A me piace ma molto probabilmente non sono allineata alla massa.
Questa invece l’avrete sicuramente vista, è una pubblicità di purpose dove il brand prende una posizione più netta di quella della nazionale di calcio (vedi caso Juventus). Molto probabilmente ci piace proprio per il coraggio di esprimere e raccontare certi temi che ancora, in Italia, la maggioranza delle persone ha paura o pensa non sia il caso di affrontare.
Buona estate e buone ferie!
Se vi è piaciuta lasciatemi un cuore o mandatemi i vostri feedback via email!
Ci risentiamo tra un mese, vado a lavorare che gli esperimenti chiamano!
Alessia