Le banche che falliscono
Cosa si sa sul fallimento della Silicon Valley Bank. E scale up come Lime che forse diventano profittevoli.
Come al solito avevo già preparato i contenuti di cui parlare in questa bellissima newsletter, e invece questa settimana succede qualsiasi cosa. Quindi, come spesso succede per chi fa startup, fermi tutti. Abbiamo un insight. Cambiamo.
Continueremo l’analisi dell’aumento dei costi di adv la prossima settimana perché in sole 48 ore la Silicon Valley Bank fallisce, portandosi dietro anche il fallimento della sua filiale UK. Il mondo tech globale è in super allarme perché oltre a essere un player che da 40 anni supporta l’ecosistema la maggior parte delle startup aveva i propri fondi lì. E’ un colpo durissimo in un momento già critico. Qualsiasi VC avrebbe consigliato di lasciare lì la propria liquidità fino a qualche settimana fa quindi non c’è da stupirsi sulle reazioni e sul timore. “Quindi, che si fa?” è la domanda che tutti i founder si stanno facendo al di qua e al di là dell’oceano.
Però c’è anche una bella notizia per l’ecosistema italiano delle startup, anzi due. La fusione tra Digital Magics e LVenture Group, due dei più conosciuti acceleratori e fondi early-stage in Italia che decidono di fare sistema e di diventare un unico player. E’ una buona notizia perché significa che l’ecosistema italiano si sta consolidando. Inoltre, c’è maggiore probabilità di diventare anche più rilevanti in un sistema europeo che cresce e si consolida a sua volta.
E l’acquisizione di EatsReady da parte di CoverFlex, scale up spagnola che cresce molto velocemente nel settore dei buoni pasto. Eatsready è una startup fondata da Olivia Burgio e Micaela Illy che dal 2017 lavora proprio alla digitalizzazione di questo settore, con 500 aziende clienti e €1.8M di fatturato e che aveva finora raccolto €3M.
Per quanto mi riguarda oltre a fine marzo a Parigi, sto pianificando di fare un salto a Londra a fine aprile prima che mettano il visto d’ingresso (lol) e San Francisco a fine maggio. Chi mi consigliate di incontrare in queste tappe?
L’analisi tech della settimana: cos’è successo alla Silicon Valley Bank
Non ci sono analisi più o meno giuste che facciano capire cosa aspettarsi, è difficile capirlo perché dipende dalle azioni che porterà avanti il governo americano. Quindi, in questo spazio questa settimana vorrei fare il punto sul problema. Perché capire il problema è fondamentale, prima di pensare a quali possono essere le conseguenze. Anche per questo motivo mi fanno sorridere le reazioni dall’ecosistema italiano e soprattutto quelle di chi non ne sa molto di startup ma che cerca di condividere link di opinioni per dimostrare di essere sul pezzo e chi invece arriva alla solita conclusione: le startup sono una bolla, meglio focalizzarsi sull’EBITDA. Certo, forse ha senso per le scale ups: dai round B, C, D dovrebbe essere il focus delle scale up a seconda poi di quello che è anche l’obiettivo dei venture capital. Peccato che per le early-stage in cerca di product-market fit magari in deep tech o che stanno lavorando a prodotti disruptive con modelli di business nuovi (e non solo e-commerce come la maggior parte delle startup italiane) non ha assolutamente senso focalizzarsi su questa metrica.
Quindi, partiamo con la spiega, cosa è successo?
Il più grande fallimento nella storia finanziaria degli USA dopo quello di Washington Mutual nel 2008, segna la fine di una banca che solo un anno e mezzo fa aveva una valutazione di oltre $44 mld. Nel 2021 gestiva circa la metà di tutti i fondi usati per finanziare le startup e si stima più della metà delle startup USA avessero un deposito lì.
La sua crescita veloce è avvenuta grazie all’interesse dei player del settore tech con l’idea fosse utile avere un’unica banca specializzata in questi temi. In realtà questo è stato anche il suo tallone d’Achille. Come tutte le banche, SVB aveva investito i depositi dei propri clienti in obbligazioni che con i recenti rialzi dei tassi d’interesse dalla FED sono diventate carta straccia. Nel tentativo di venderle, ha perso $1.8mld di dollari, mossa che ha fatto allarmare alcuni VC e founder clienti che hanno iniziato a voler ritirare i propri soldi. L’attività bancaria, finanziariamente molto rischiosa, è stata resa ulteriormente negativa dalla difficoltà di acquisire nuovi fondi, dato che negli ultimi mesi c’è stato un notevole rallentamento nel fundraise delle startup da parte dei venture capitalist. La SVB aveva quindi deciso di attuare un fundraise per acquisire nuovi soldi da investire vendendo $1.25 mld di azioni, con un annuncio fatto mercoledì, purtroppo concomitante all’annuncio shock della chiusura delle attività di Silvergate, banca specializzata in crypto pompata dalla volatilità di quel mercato e sgonfiata in seguito alla grande crisi degli FTX. Questo ha portato a ulteriore nervosismo da parte dei clienti di SVB, spinti ancora di più verso lo spostamento dei propri soldi in altri istituti di credito.
Giovedì era ancora distante l’idea che la Silicon Valley Bank potesse fallire, tanto che il CEO Greg Becker chiedeva ai 6500 dipendenti della banca di rimanere calmi anche se alcuni tra i più grandi fondi di venture capital come Founders Fund, Coatue e Y Combinator informavano le startup in portafoglio di andare a recuperare i propri soldi, finché ancora potevano. Ci si aspettava che arrivasse qualcuno in grado di prendere in mano le redini della situazione, e salvarla. Tuttavia non è arrivato nessuno. Anzi, si scopre che Greg Becker aveva venduto $3.6M di azioni della SVB meno di due settimane fa.
Arriviamo a venerdì e all’annuncio del fallimento USA per cui sia la filiale americana che quella inglese sono ora sotto il controllo dei governi USA e UK. Fino a $250k e £80k vengono tutelati, per i restanti milioni di $$ non si sa cosa succederà. Per cui ci sono centinaia di startup che non sanno come pagare gli stipendi o non capiscono come sopravvivere nei prossimi mesi. Il presidente di Y Combinator Garry Tan crede che il 30% delle startup clienti di SVB non riuscirà a pagare gli stipendi il prossimo mese, con una stima di 10 dipendenti l’una si tratta di circa altre 120,000 persone che salteranno. E ha lanciato una petizione per portare a conoscenza questa situazione. C’è inoltre il timore che questa situazione possa essere replicata su altre banche USA legate al tech e quindi l’invito ad arrivare a una decisione, sperando che tutti i soldi tornino disponibili.
In una situazione così critica è molto interessante vedere i tentativi di supporto come questo joint statement dove i founder e i VCs dimostrano la loro volontà di rimanere clienti di SVB nel momento in cui dovesse entrare un compratore.
Dom Hallas, voce politica per startup e scale up in UK che sta partecipando alle negoziazioni per SVB UK, è rassicurante. Si pensa che una delle opzioni sia la vendita, frammentata o tutta d’un pezzo. La più accreditata per l’acquisto si crede sia JP Morgan, la stessa ad aver acquisito anche Washington Mutual nel 2008, i migliori a gestire venture debt e con un forte interesse a entrare nell’ecosistema della Silicon Valley.
E’ molto bello inoltre vedere i tentativi di altri player che condividono risorse utili per chi si trova al centro del problema, per esempio Mountside Ventures, Madonna Capital e Goodwin.
Tornando alla riflessione iniziale sull’ecosistema italiano, mi domando se queste risorse, questa collaborazione e questo approccio di mutuo-aiuto gratuito sarebbe avvenuto anche da noi in una situazione simile. O se invece sarebbe sfociato nel solito scherno che punta sempre il dito verso le startup, nell’ottica di “ve l’avevamo detto che queste cose non potevano funzionare, ora dovete sbrogliarvi la matassa da soli”.
Vediamo cosa succederà la prossima settimana.
Il dato che non vogliamo perderci (per essere interessanti alle cene di lavoro)
Lime è la prima scale up nel mondo della micro mobilità a proclamarsi profittevole in termini di EBITDA: $15M (adjusted EBITDA).
“Stiamo bruciando davvero poco” dicono a Techcrunch.
Come’è successo?
Fondata nel 2017, Lime ha iniziato a popolare le città di bici e monopattini con la speranza di ottenere la maggior penetrazione di mercato, rischiando spesso la vita dei pedoni e il ban in alcune città.
Nel 2020, l’utilizzo dei monopattini è diminuito del 100% durante la pandemia,
Negli ultimi anni, è riuscita a migliorare i numeri, riuscendo a far generare più soldi e quindi aumentare il numero di noleggi per le bici e i monopattini.
Nel 2022, Lime ha riportato di avere 5M di utenti attivi in 200 città.
Come ci sono riusciti?
Lavorando sulla batteria e sulle operations.
L’anno scorso è stata rilasciata la e-bike Gen4 che usa una batteria intercambiabile, per cui non è più necessario mettere le bici in garage per cambiarla, diminuendo i costi di operation e aumentato la disponibilità per gli utenti. La stessa batteria delle bici viene inoltre utilizzata anche dai monopattini.
Sta inoltre lavorando per incorporare altra tecnologia come supporto di sicurezza ai monopattini, come un algoritmo di computer vision.
Ecco che dopo anni di milioni di dollari bruciati, l’azienda dimostra che il modello di business funziona e quindi può pensare a una IPO.
La sentite anche voi la domanda degli startup scettici?
”ma non si poteva fare questa ricerca all’inizio, evitando di bruciare migliaia di dollari?”
Risposta da chi lavora nell’ambito: si, ma lo scopo di una startup è dimostrare che un prodotto o servizio nuovo è scabile velocemente, è richiesto, pagato e utilizzato e può creare un nuovo mercato, ottenendo un’enorme quota di questo mercato. Solo dopo preoccupandosi del come.
E le altre?
Bird che si è recentemente fusa con un operatore canadese è un po’ in problemi, anche perché ha ammesso di aver gonfiato i propri numeri dal 2020 al 2022. Cos’ha fatto inoltre di problematico da un punto di vista di operation? Ha deciso di utilizzare operatori esterni per gestire il proprio parco macchine, perdendo la possibilità di innovare, imparare e governa il proprio vantaggio competitivo.
Da quando è andata pubblica nel 2021, le azioni di Bird sono scese da un max di $8.40 a $0.20.
Qualche altro dato interessante sul mercato, la sfida rimane interessante anche tra i restanti player.
E’ arrivato il momento di dire addio a..
💳 i conti bancari cointestati per le coppie. Se condividete un conto o non ne avete uno in comune ma gestite le spese tramite excel o pizzini di carta e faldoni per gli scontrini saprete qual è il problema che riguarda la gestione dei soldi in famiglia. Se se ne parla è una argomento complesso che spesso non si vuole gestire, se non se ne parla spesso nasconde problemi importanti, sia a livello individuali che di coppia, che potrebbe sfociare anche in violenza (ne parla spesso Rame, vi consiglio il loro podcast!). Ecco quindi che quando ho sentito della nascita di questa app finanziaria Socii Money con l’idea di aiutare le coppie a gestire i propri soldi in modo semplice e intuitivo non credevo alle mie orecchie. Sono molto curiosa di saperne di più e ovviamente non vedo l’ora di provarlo.
✍️ Le startup che assumono in Italia ed eventi da non perdere
📎 HiPay, scale up francese nel mondo dei pagamenti, cerca Account Manager a Milano in modalità ibrida.
📎 Amity scale up del sud est asiatico che crea infrastrutture tech per app cerca Sales Intern a Milano in ibrido
📎 Founders Factory, organizzazione di Venture Building basata in UK e recentemente arrivata a Milano cerca Talent Investor a Milano in ibrido
📎 Facile.it assume Web Marketing Manager a Milano in ibrido
📎 Opyn, scale up fintech cerca Area Manager in remoto
📎 Fiscozen cerca Content Creator per TikTok a Milano in ibrido
📎 Bending Spoons assume Business Associate in remoto
📎 Cortilia cerca intern come Junior Marketing Specialist a Milano in ibrido
📎 3Bee startup in climate tech che aiuta persone ed aziende a supportare apicoltori assume Head of Growth in remoto
📎 Eatable Adventure, acceleratore di cui abbiamo parlato nella scorsa newsletter assume Partnership Manager a Verona
Ci sono ancora pochissime biglietti in super early bird per la Product Heroes Conference, l’evento che a Milano il 6 ottobre parlerà moltissimo di Product portando chi ci lavora in Italia e all’estero. Stiamo lavorando affinché la lista di speaker sia più diverse possibile, se avete in mente un bel nome da suggerire, mandatemelo!
È tutto amici e amiche, ci sentiamo il prossimo weekend!
E se vi è piaciuta la newsletter, fatemelo sapere con un like.
Alessia