Primo giorno in una Scale-Up: nuove sfide
Cosa succede davvero quando lasci la tua comfort zone + cosa ho imparato scartando le startup italiane
Un nuovo inizio: perché ho scelto di entrare in Taxfix
Ho raccontato tutto su LinkedIn: stiamo lanciando l’app, la mia riserva è sciolta.
Sono felice di dirvi che sono la nuova Head of Marketing & Product Growth per l’Italia di Taxfix, la scale-up berlinese che ha trasformato un’idea in una realtà da 4 a 300 dipendenti in soli quattro anni. La missione? Semplificare il pagamento delle tasse online, mettendo al centro trasparenza, tecnologia e user experience.
Perché scegliere una sfida così?
Non è stata una decisione presa alla leggera. Per accettare il ruolo full-time in Taxfix ho rifiutato almeno cinque proposte di consulenza, tra cui una a Berlino e un paio a Londra oltre ad alcune italiane.
Perché? Perché credo nel potenziale della tecnologia di cambiare davvero la vita delle persone, soprattutto quando si tratta di problemi apparentemente “impossibili” come le tasse in Italia. E sì, serve una buona dose di follia per lanciare un prodotto del genere in un Paese dove l’evasione fiscale è ancora altissima e la burocrazia complica tutto.
Ma è proprio questo il punto: le vere sfide sono quelle in cui la tecnologia può fare la differenza, rendendo accessibile ciò che prima sembrava fuori portata.
Come Netflix ha cambiato il modo in cui consumiamo contenuti, credo che Taxfix possa cambiare il rapporto degli italiani con le tasse. Se il prodotto è davvero utile, intuitivo e a un prezzo accessibile, le regole diventano più facili da seguire.
Mi piacciono le sfide impossibili, a pelle. Soprattutto quando la tecnologia ci aiuta a gestire quegli aspetti della nostra vita che ci sembrano complicatissimi come la dichiarazione dei redditi. Anche prima di un prodotto figo come quello di Netflix un sacco di gente scaricava i film pirata. Forse la tecnologia e un prodotto figo a un prezzo accessibile aiutano le persone a seguire le regole?
Seguitemi e ve lo racconterò.
Dietro le quinte: il lavoro che finora nessuno ha visto
Il lancio dell’app, ora disponibile su mobile e desktop, non è stato solo una questione di marketing. Nei primi mesi in Taxfix, ho trovato un team di altissimo livello umano e professionale, ma soprattutto ho avuto la libertà di analizzare criticamente il prodotto. Già nel mio primo incontro con il CGO, il mio capo, ho sollevato un problema: “L’attivazione non può ridursi a chi invia la dichiarazione una volta all’anno.” Invece di sentirmi dire che stavo esagerando, ho ricevuto piena fiducia e carta bianca per lavorare sulle fondamenta.
Erano già stretti sui tempi di release della web app e poi chi ero io, arrivata da qualche giorno che pretendeva di cambiare le strategie? Ma mi hanno assunto proprio per questo. E quindi il mio capo mi ha risposto: “Dimmi cosa ti serve e se ti trovi dei blocker. Fai quello che serve, mi fido di te. Non possiamo rischiare di fallire”.
Non è stato facile. Ho passato ore a studiare i piani di user discovery e a fare interviste con gli utenti, sono state centinaia le ore di meeting con UX designer, dev e product manager per condividere quali erano i problemi che vedevo sul prodotto. Soprattutto, spiegavo loro perché me ne uscivo con certe idee e con certe domande. Prima di me la marketing manager si preoccupava solo di definire i budget, che volevo da loro?
Eppure ci siamo riusciti e in qualche mese abbiamo cambiato tutto!
È stato un percorso intenso: user discovery, centinaia di ore tra interviste, meeting con designer, dev e product manager, analisi dei dati e condivisione costante di idee e insight.
Ho imparato, attraverso anni di startup, che anche la più piccola falla nel prodotto può bloccare la crescita di marketing e la scalabilità.
Prima di pensare a ottimizzare i costi di acquisizione, bisogna assicurarsi che il prodotto crei valore autentico in ogni fase dell’esperienza utente. Il marketing da solo, senza un prodotto validato e funzionante, non porta da nessuna parte.
Se avete letto i miei libri e siete venuti ai miei workshop spero ve lo ricordiate ancora, è il mio mantra :)
Ora, con il lancio attivo, stiamo avviando i primi veri test: raccoglieremo dati, itereremo rapidamente e continueremo a ottimizzare sia lato prodotto sia lato marketing, creando strategie su misura.
Oltre che di prodotto mi sono occupata ovviamente di marketing, portando avanti strategie e piani operativi, coordinando tutte le attività di performance con i team e creando micro task force di specialisti per aiutarmi a identificare target e validare pain + gain. Dobbiamo essere il più pronti possibile per il vero test che si materializza solo ora che finalmente è stato rilasciato il prodotto: la festa è iniziata.
Le prossime settimane saranno quindi, cruciali.
Perdonatemi se questa newsletter sarà un po’ scarna ma sono sicura condividerò contenuti ancora più interessanti a breve!
Perché le startup in Italia fanno così fatica a crescere?
Accettare questa sfida mi ha fatto riflettere sull’ecosistema italiano e su ciò che manca davvero nel nostro paese. Ho letto l’ennesimo articolo che attribuisce tutte le colpe alla burocrazia, ma la realtà è più complessa.
Dalla mia esperienza concreta, ecco tre motivi chiave per cui le startup italiane fanno fatica a scalare e qualche suggerimento pratico per cambiare rotta.
1. Mancanza di cultura imprenditoriale e collaborazione.
L’ecosistema non si costruisce solo con finanziamenti e infrastrutture, ma soprattutto con persone che vogliono davvero collaborare.
In Italia manca ancora una cultura dello scambio sincero, del feedback costruttivo, del networking vero.
Nei contesti più avanzati, i founder si aiutano tra loro, condividono errori, consigli e anche feedback negativi, perché è solo così che un sistema cresce. In Italia, invece, spesso prevale l’autoreferenzialità e la paura di essere criticati.
2. Scarsa attenzione sul prodotto.
Molti founder credono che basti un’idea brillante o una bella landing page per fare una startup. La realtà è che serve costruire, testare, iterare e investire internamente nelle competenze digitali. Le agenzie che sanno davvero trasformare una visione in un prodotto scalabile sono pochissime; il rischio è affidarsi a partner che pensano solo alla fattura, non alla crescita reale.
Un digital product solido è l’unico vero asset per scalare.
3. Carenza di competenze di performance marketing.
Il marketing che conta in una startup è quello che porta risultati misurabili: conversioni, KPI, crescita reale.
In Italia, invece, si punta ancora troppo sui like e sulla visibilità, mentre sono pochi i professionisti e le agenzie che sanno davvero lavorare sui numeri e sulle ottimizzazioni. Per una startup, trovare i partner giusti in questo ambito è ancora una sfida aperta.
La domanda finale:
Come può una startup italiana trovare le persone, i partner e la cultura giusta per scalare davvero? Forse la risposta è proprio nelle storie di chi, ogni giorno, si mette in gioco e prova a cambiare le cose dall’interno.
📍Le notizie tech da non perdere questo mese
1) Spotify vs Apple: La Guerra dei Podcast a Pagamento
Spotify lancia la sua sfida ad Apple introducendo i podcast a pagamento, permettendo ai creator di trattenere il 100% delle revenue (almeno per ora). Il mercato dei podcast negli Stati Uniti è in pieno boom: oltre un miliardo di dollari di fatturato dalle sponsorizzazioni e il 41% degli americani sopra i 12 anni ascolta podcast regolarmente. Apple, storica piattaforma di riferimento, risponde con una proposta simile ma prevede una commissione del 30%. Riuscirà Spotify, con la sua piattaforma accessibile su qualsiasi device, a superare l’ecosistema integrato hardware+software di Apple? Sarà interessante vedere chi conquisterà il cuore (e il portafoglio) dei creator.
2) Mailchimp sfida Shopify: L’e-commerce diventa (quasi) gratis
Mailchimp, storicamente la newsletter per eccellenza delle piccole imprese, entra nell’arena dell’e-commerce per competere con Shopify. La piattaforma ora permette alle PMI di creare negozi online in modo semplice, con una versione base gratuita e una commissione del 2%. Un modello accessibile e scalabile che potrebbe rivoluzionare il mercato, soprattutto per chi ha risorse limitate. Riuscirà Mailchimp a ritagliarsi uno spazio tra i giganti come Shopify e Woocommerce?
3) Facebook, il nuovo bar degli over 50?
Vi sembra che Facebook non sia più quello di una volta? Non è solo un’impressione: i dati confermano che la fascia d’età dominante sulla piattaforma è ora quella dei 50-70enni. Pubblicare su Facebook è diventato come entrare in un bar affollato di “vecchi amici” che parlano un linguaggio tutto loro. Forse è il momento di ripensare dove e come condividiamo le nostre idee online.
Buon primo maggio, ci sentiamo il prossimo mese!
E mandatemi un vostro in bocca al lupo se vi va o raccontatemi quali sono le vostre sfide, mi fa piacere!
Alessia