Startup Stories #21
La nuova economia sarà fatta dai creator, dai nuovi occhiali in AR+VR e da un nuovo Twitter dove ci saranno meno politici (ecco, forse questo no)
Cosa fareste se scopriste che un vostro webinar, andato live in un’occasione particolare per una community online, fosse stato registrato e reso disponibile nei loro canali gratuitamente, in modo permanente, senza esserne al corrente e averne dato il consenso?
Potreste arrabbiarvi.
Oppure potreste passarci sopra, tanto è una pratica che fanno tutti, ovunque online.
Oppure ancora, potreste pensare che visto che lo fanno tutti allora potreste iniziare a farlo anche voi, tanto ormai qual è il valore di contenuti originali?
Io non ci sono passata sopra e mi sono arrabbiata moltissimo.
Ho mandato una email per avere conferma che la cosa fosse davvero avvenuta e quando ho ricevuto la risposta “si, ma ora che ce l’hai detto lo rimuoviamo” mi sono arrabbiata ancora di più.
Che poi, potreste dire, perché incazzarsi? I miei libri sono stati spesso copiati senza mai una citazione, un ringraziamento privato, un riferimento in bibliografia anche quando palesemente erano state cambiate solo alcune parole. Perché chi mi chiede consigli per pubblicare un libro, legge e mi ringrazia per l’utilità di Startup Marketing, poi non lo inserisce in bibliografia?
Perché incazzarsi, mi chiedo ogni tanto.
Forse potrei fare anche io come loro.
E invece no.
No, perché sebbene quelle persone alle quali ho dedicato gratis più di un’ora del mio tempo per quel webinar, non si siano minimamente preoccupate del fatto che forse non mi sarebbe andato bene: io non voglio essere così.
Voglio che le persone si ricordino di me, della mia professionalità e della mia etica.
É difficile? Sì.
Serve? Sì.
Serve perché creare un mondo digitale ed etico è compito di ognuno di noi.
C’è ancora troppa gente che pensa che la professionalità sia commisurata dal numero di like che riceve un post e sta a noi far capire che non funziona così.
Serve perché l’etica e il rispetto non si comprano. Ci si accorge subito di chi non le ha: chi non le ha con una persona in genere non le ha con nessuno.
Serve perché le persone si ricordano sempre di come le tratti. Per stare bene ho imparato che è essenziale allontanarsi dalle persone tossiche. Le belle persone ne attirano altre di belle, quelle tossiche si circondando di persone come loro.
Chiudo questa introduzione per dire a chi si è trovato in questa situazione di non accettarla passivamente, facendo finta vada bene così e sia la norma.
Come mia nonna diceva spesso: “la vita è una maratona, non conta chi arriva prima perché è una ruota che gira sempre.“
Quelle persone di cui ti approfitti dei contenuti e dei pensieri, per cui il rispetto cade in secondo piano, alle quali racconti cose poco chiare perché così puoi portare avanti i tuoi interessi personali, beh domani potrebbero decidere il “si” o il “no” del tuo futuro.
Solo che oggi non sai chi saranno.
Be kind, davvero.
Cos’è successo nel mondo digital marketing, tech e startup in questo mese?
1) Tutti i creator possono lanciare nuove idee: the passion economy
C’è un creator che grazie a Substack fattura più di $500k all’anno grazie ai propri sottoscrittori. Il principale content creator su Podia, una piattaforma per video corsi fattura più di $100k al mese. Ma Teachable non è da meno, come piattaforma.
Sapete qual è la categoria più interessata a queste piattaforme negli USA? No, non sono le startup. Ma sono gli insegnanti che usano i live streaming di Outschool e Juni Learning.
Queste storie sono un’indicazione di un trend consistente: i tool dei creator non sono più solo i social o Instagram. Questi nuovi strumenti permettono a chiunque di affermare le proprie individualità e le proprie skills, aiutandoli a fatturare uno dei lati che da sempre contraddistingue noi umani: la nostra creatività.
Chiunque con un hobby può fatturare e vivere proprio grazie a questo: non serve più giocare ai videogames per sperare di ottenere un seguito su Twitch.
Chiunque può avviare un’azienda che non è più della forma che leggiamo sui libri. Non serve più acquistare dei macchinari o affittare un ufficio e non serve più nemmeno avere la visione di trasformare il mondo con un’idea geniale: per vivere basta “mettere in vendita” il proprio savoir faire.
Ma quali sono gli elementi in comune di queste piattaforme che permettono a chiunque di mettere in vendita le proprie idee?
Sono accessibili a chiunque, non più solo a profili business o professionisti
Come chiunque può aprire un canale YouTube, chiunque oggi può decidere di vendere corsi, esperienze di cucina, corsi di cucito, idee e racconti, ovunque si trovi nel mondo.
Le piattaforme sono aperte e nella maggior parte dei caso fruibili gratuitamente anche a chi non ha una partita IVA: vi ricordate quando una ventina d’anni fa era utopistico aprire anche un sito web in autonomia? Oggi è la prassi.
Permettono alle individualità di ognuno di essere riconosciute e valorizzate
Ci sono infinite piattaforme specializzate in alcuni settori e/o argomenti: dall’apprendimento in generale, alle ricette, al design, ai contenuti di viaggi.
Per esempio io adoro viaggiare zaino in spalla e negli ultimi 10 anni in giro per il mondo ho prodotto guide specifiche nei Paesi dove sono andata, che potrebbero essere utili per qualcuno. Vi piacerebbe leggerle? Potrei pubblicare queste guide e renderle disponibile al mondo tramite Substack o qualche altra piattaforma. Per me sarebbe un vantaggio, dato che ci ho speso tempo e ricerche e potrebbe essere interessante per chi in quei luoghi ci vorrebbe andare. Agli autori che hanno da raccontare i viaggi zaino in spalla oggi non serve più entrare in contatto con Lonely Planet per essere pubblicati: a parità di contenuti le individualità e le passioni di chiunque vengono valorizzate.
Si focalizzano sulla creazione di prodotti digitali e servizi virtuali (senza saper programmare)
Queste piattaforme sono semplici da usare, per utilizzarle non servono grandi competenze e nemmeno per impostarle con i propri contenuti: non serve saper programmare perché nascono già integrate con canali social ed email e perfettamente funzionali per l’utente (che spesso paga un abbonamento per usarle, secondo un modello SaaS) . Ecco che quindi è come entrare creando un profilo in un ecosistema già perfettamente funzionante e noi possiamo focalizzarci solo su quello che sappiamo fare meglio,.
Forniscono una serie di strumenti affinché sia possibile far crescere e far funzionare un business
Quando 4-5 anni fa si iniziava a parlare di growth hacking mi ricordo che tutti dicevamo la stessa cosa: content is king, distrubition is the queen.
Ossia i contenuti erano sì, importanti. Lanciare e avere un’idea pazzesca era altresì, fondamentale. Ma senza la distribuzione di quei contenuti e l’utilizzo di canali digitali per raggiungere la target audience, le idee geniali potevano morire nel frattempo. Oggi questo ha ancora parzialmente senso se parliamo di aziende e startup ma se il business consiste nella pubblicazione di un articolo ogni settimana che racconta un argomento di cui sappiamo pensa a tutto Substack.
Aprono le porte a nuove modalità di lavoro.
Presente quando vostra nonna o i vostri parenti a Natale vi chiedono come va al lavoro e quando finalmente avrete un lavoro serio? Ecco, non vorrei spararla troppo in avanti ma credo che questo lavoro serio piano piano smetterà di esistere.
La storia sta cambiando di nuovo e l’impatto per me è epocale. Anche se in Italia ci può sembrare impossibile pensare che i contenuti di un giornalista indipendente possano essere più seguiti e avere un riscontro maggiore rispetto a Repubblica, nel mondo le individualità di ognuno sono già più importanti rispetto all’azienda dove lavora.
Facebook, LinkedIn e Twitter si stanno evolvendo per adeguarsi.
Anche Amazon non sta rimanendo a guardare, permettendo a chiunque di lanciare nuove idee per sviluppare prodotti mettendo a disposizione la piattaforma per poi produrli e distribuirli.
2) Ecco come potrebbero essere gli occhiali per AR+VR
Qualcomm, l’azienda conosciuta in tutto il globo per essere la casa madre dei processori Snapdragon, montati su molti telefoni e tablet, da Samsung al Pixel di Google, ha presentato in questi giorni il primo progetto per la realtà aumentata basato sulla piattaforma Qualcomm Snapdragon XR1, equipaggiato per offrire prestazioni elevate, esperienze immersive e un basso consumo energetico.
Il primo modello è praticamente pronto: porterà il marchio Lenovo, la denominazione ThinkReality A3 e arriverà a metà 2021 ad un prezzo che ancora non si conosce.
Ma alcune delle potenzialità sono state svelate proprio da questo video di Qualcomm: si collegherà ad uno smartphone o ad un computer tramite USB-C e grazie ad una serie di telecamere e a due display OLED consentiranno di unire il mondo virtuale a quello reale grazie alla realtà aumentata. Le telecamere possono anche intercettare il movimento delle mani in modo da poterle usare come sistema di tracciamento al pari di un mouse o di un dito su un display touch. Il campo visivo è ancora limitato ad appena 45 gradi, allineato a quello offerto dagli HoloLens 2 di Microsoft ma sembra davvero che questo 2021 ci garantirà finalmente qualche sorpresa lato hardware.
Apple non sembra stare a guardare: pare stia lavorando a una prima versione degli Apple Glasses, accessibile per il mercato di massa, e a un device di mixed reality di fascia alta che costerà $3,000 e integrerà due screen da 8k.
Se siete stanchi delle call su Zoom, preparatevi perché è appena iniziata: potremmo presto dimenticarci cosa significa “viaggiare per lavoro”.
3) Negli ultimi 4 mesi Twitter è cambiata più che negli ultimi 4 anni
Finalmente Twitter innova.
Dal 2006, anno in cui è stato lanciato l’uccellino azzurro non è che sia cambiato granché: si possono fare le campagne adv, è cambiato un paio di volte il layout, il profilo utente è più chiaro ma le funzionalità sono praticamente le stesse (a parte Fleet che abilita la condivisione di stories - e che per quanto mi riguarda non ho ancora capito a cosa servono).
Ma finalmente le nostre richieste di innovazione (anche se volevamo semplicemente poter modificare i tweet) sembrano avere trovato terreno fertile: il fondo Elliott Management che ne ha comprato il 4% nel 2020 e che voleva “lincenziare” il famoso @jack ha spinto affinché le innovazioni avvenissero, e in questi mesi le acquisizioni sono state fatte nei confronti di un’agenzia di adv, uno studio di design (che seguivo e adoravo), una compagnia di podcast e un software di newsletter.
Recentissimi arrivano anche gli update di prodotto:
Twitter Spaces - spazi dove gli utenti possono conversare creando una room audio come avviene su Messenger su Twitch o su Clubhouse (se sono così veloci da uscire su Android prima di Clubhouse potrebbe essere divertente)
Twitter Super Follows - uno spazio dove gli utenti possono decidere di lanciare stream di contenuti esclusivi a pagamento per i followers a $4.99/mese
Twitter communities - come i gruppi Facebook ma su Twitter
Non vedo l’ora di provare queste grandi novità in casa Twitter, sperando siano più utili di Fleet (sarcasm on).
4) Cos’è la crescita virale in una chart
Possiamo tornare indietro di un paio d’anni così posso includere nel mio libro il caso di crescita virale di Clubhouse che in una manciata di mesi è passata da essere una beta chiusa (giugno 2020), ha raggiunto i 10.000 utenti, è entrata nell’App Store ed è cresciuta nei mercati internazionali fino a quello che assistiamo ogni giorno?
Ah no?
Ok, allora aspetterò l’uscita su Android per aggiornare l’edizione di Viral Marketing.
5) Se le aziende hanno imparato a gestire la pandemia perché i politici sono ancora su Twitter?
Ho letto questo pezzo bellissimo di Harari che spiega come durante la pandemia la tecnologia sia stata fondamentale e sia stata in grado di evolversi velocissima.
La tecnologia ci ha aiutato a chiudere tutto, a cambiare le nostre abitudini continuando a fare quello che facevamo prima: è pazzesco che siamo riusciti a fare tutto ciò in soli 12 mesi.
Ma il problema è che se è vero che noi siamo riusciti a evolverci velocissimamente grazie alla tecnologia, non è la scienza a dirci cosa dovremmo fare.
E’ l’etica, è la cultura, è la visione di un futuro che dovrebbero essere combinate dalla politica. E’ la politica che ci permette di capire in che direzione dovremmo andare.
Il compito della tecnologia è quello di darci una serie di possibilità, non di darci la direzione, perché se sono i big tech giants a indicare le direzioni queste non seguiranno mai i principi di uguaglianza e sostenibilità. Non seguiranno mai davvero l’etica. Non garantiranno mai una vita migliore per tutti.
E chi si deve occupare di questi temi se non i politici che eleggiamo?
Quegli stessi politici che dovrebbero padroneggiare il presente e avere una visione di come dovrebbe essere il futuro?
Quegli stessi politici che passano un sacco di tempo su Twitter a scrivere tweet di propaganda invece che ad illustrarci come tutti noi potremmo creare un mondo più equo e più bello per tutti?