Startup Stories #13
I markettari lo chiamano "The NEW NORMAL". Io direi velocità, adattamento ed empatia. Non solo se fai startup!
Benvenuti nel “the new normal”, amici.
L’emergenza è alle spalle, pfiuu. Finalmente possiamo tornare a vederci (quasi).
Io spero di poter tornare presto a Milano che ho una casa da arredare.
Dopo gli “evviva” mi sono spuntate delle domande: esiste davvero questo “the new normal”? O è tutta retorica? Su Google sembra chiaro esista. Nel primo punto ragioneremo proprio su questo. Poi cercherò di darvi qualche spunto in più su come lavorare a questo “new normal in ottica startup,” partendo da quello che ci dice il maestro, Steve Blank, ed entrando nei nostri team e nelle nostre aziende con qualche consiglio pratico.
Colgo l’occasione di ringraziarvi per avere seguito i miei webinar di queste ultime settimane, spero abbiate trovato spunti utili (qui ho caricato le slide sul virale). Continua la mia rubrica #StartupWTF sulle analisi delle idee di startup, mandatemi le vostre idee che a giugno iniziano a scarseggiare.
Questa invece è una mia intervista un po’ più ampia che mi è piaciuta molto, non parla solo di startup :)
Cos’è successo nel mondo delle startup, tech e marketing in questo mese?
1) The New Normal: velocità, adattamento ed empatia
Nuovismo verso riparazione.
Domande da rispondere se sei un brand:
- Come ci riadattiamo a nuovi schemi in processi molto veloci?
- Come affrontiamo nuovi valori e nuove tematiche?
- Ha senso smettere di riparare le cose fatte ma sviluppare qualcosa di nuovo?
Tra i brand e le pubblicità nessuno ha ancora osato spingersi verso le risposte a queste domande. Siamo ancora nella narrazione di chi racconta la ripartenza.
Le persone sono confuse e sensibili, non sanno cosa fare, è difficile e visto che non sappiamo ancora come dirlo, meglio rimanere zitti. In una parola: è un rischio.
Da una parte è un bene: non è ancora il momento giusto, aspettiamo.
Ma potrebbe essere una perdita di un’opportunità pazzesca: perché non avere il coraggio di raccontare come il nostro brand vede il futuro ponendosi come pionieri in questo racconto? Se è davvero il brand purpose quello che stiamo cercando, quel significato forte che vogliamo dare al nosto brand è un ottimo momento per comunicarlo.
Perché non raccontare il futuro che vediamo? Oggi potrebbe essere molto meno rischioso di un tempo. In questo trimestre abbiamo visto che tutto è possibile, e se c’è una cosa che abbiamo imparato è che i limiti non sono gli stessi di prima.
Perché non aiutare le nostre aziende a sognare in grande comunicando obiettivi ambiziosi? Qualche mese fa avevamo paura si potesse trasformare in una crisi, ma oggi lo sappiamo che se ci poniamo dalla parte del pubblico con empatia, per accompagnarlo velocemente a creare un nuovo futuro insieme non corriamo nessun rischio. È quello che stanno cercando le persone, vogliamo essere rassicurate e ritrovarci nelle parole di qualcun altro, ed è quello che stiamo cercando anche noi.
Se non iniziamo a rispondere a queste domande il new normal rimane retorica fine a se stessa. Potrebbe essere arrivato il momento di sognare in grande, senza aver paura di sbagliare o di rischiare la brand identity, il coraggio è minimo perché il rischio di essere considerati dei pazzi è azzerato. Anche questa è un’opportunità.
2) Startup: come fare pivot? Ce lo dice Steve Blank
In StartupStories #12 vi ho portato numerosi esempi di startup che hanno fatto pivot. Alcuni di voi mi hanno fatto capire che “si Alessia, grazie, loro sono in Silicon Valley, facile”. A parte che “non è in Silicon Valley sia tutto rose e fiori”, dico davvero.
Ma, visto che mi avete chiesto più dettagli vi porto qualche esempio concreto su come si fa a fare pivot, prendendo in prestito le parole di Steve Blank, il papà di chiunque faccia startup.
- Sperimentazione n.1: da offline a online. Degustazioni online se sei una cantina o un ristorante, aperitivo a domicilio prenotabile online, lezioni di yoga via Zoom, virtual party e concerti virtuali. Prendi il tuo business e portalo online in qualche modo.
- Sperimentazione n.2: nuovi modelli di business. Sei uno scrittore/scrittrice stufo di avere a che fare con magazine, editori e librerie? O sei un musicista stufo di avere a che fare con l’algoritmo di YT e l’incertezza dei concerti? Puoi pubblicare contenuti di qualità tramite piattaforme che ti fanno connettere direttamente con la tua audience come Patreon o Substack (gli abbonamenti possono essere a pagamento per cui viene considerata il futuro del giornalismo). Scopri nuovi modi per creare video per i brand con TikTok. Se fai la stripper o sei un gigolò puoi passare a OnlyFans e farti pagare anche qui direttamente dai tuoi clienti online.
Direi che come obiettivi potremmo fermarci qui.
Ora impariamo come si fa, nella pratica.
1- Scegliete da quali dei due obiettivi partire.
2- Create un MinimumViableProduct, un prototipo, un modo digitale di testare.
3- Definite delle ipotesi e testatele con l’MVP. Esempio: “sono bravo a scrivere dei contenuti e i miei lettori mi seguiranno”.
4-Capite chi sono i nuovi clienti, ossia dovete iniziare un’attività di customer discovery: potrebbero essere gli stessi del vostro “business as usual” oppure potrebbero essere nuovi. Cercate di capire in quali canali trovarli e fate loro provare l’MVP. Testate le vostre ipotesi, scoprite se avete ragione, imparate che cosa è successo, modificate il vostro prototipo. Quando siete sicuri che funzioni iniziate a fare marketing, l’obiettivo qui è capire se la vostra nuova idea ha senso e se qualcuno usa davvero l’MVP.
Ricordiamoci che non dobbiamo cambiare tutto in una manciata di ore.
Possiamo per esempio creare un micro team che sperimenta un nuovo modello di business, fare pivot non significa cambiare per forza tutto, dimenticando quello che siamo stati fino a qui.
Di una cosa sono sicura, perché l’ho già provato: è difficile, non è detto che il vostro team lo capirà, troverete ostacoli pratici e filosofici ma tutto dipenderà dalle vostre capacità di persuasione e di leadership. Quindi, non demoralizzatevi! Sperimentate.
3) Per fare pivot serve l’MVP?
L’MVP è il prototipo, la versione minima del nuovo prodotto o servizio che state progettando. Se è un sito web è un sito che non dovreste mettere giorni a sviluppare. O pagare migliaia di euro a qualcuno perché lo sviluppi.
Va bene anche un blog per iniziare: wordpress.com è gratis, Medium è gratis. Potete persino usare l’email. Non dovete avere paura che faccia troppo schifo perché l’MVP deve fare schifo. L’obiettivo non è che sia il prodotto della vita: dove testare in modo qualitativo e quantitativo le ipotesi. Quantitativo perché vedete quanto grande è la nicchia, qualitativo perché avete i feedback su cui imparare e migliorare l’MVP.
Partite usando gli strumenti gratuiti per iniziare a strutturare la vostra offerta. Non sapete da dove partire? E’ assolutamente normale. Scrivete qualcosa su un blog o un’email, iniziando a pensare al perché qualcuno dovrebbe leggere/guardare/usare quello che state mandando. Che problema state risolvendo?
Ragionate per ipotesi identificando in modo preciso chi dovrebbero essere e quali sono i loro pain.
L’MVP dovrebbe servirvi a testare queste ipotesi, cambiando velocemente nel momento in cui scoprite che alcune ipotesi sono corrette mentre altre no, ve le siete immaginati ma non corrispondono alla realtà. Usando un proof of concept o una landing page e non un MVP navigabile è difficile testare, perché le persone potrebbero non capire davvero cosa state facendo e dirvi di sì, sulla fiducia, per poi cambiare idea.
Potrebbero iscriversi alla vostra landing page e non aver capito una mazza.
Potrebbero dirvi che vogliono pagare invece non ci pensano proprio.
E se cambiano tutte queste idee dopo che avete speso €5-10.000 per un sito o un prodotto figo, sono ca****.
5) La product-led-growth strategy
L’altro motivo per cui serve parlare di MVP è che la crescita dipende soprattutto dal prodotto digitale che state sviluppando. Una volta che avete creato il prototipo e vedete che funziona, allora potete iniziare a occuparvi di product delivery, lavorando per renderlo perfetto.
E’ essenziale utilizzare questa metodologia perché solo andando veloce riuscite a non perdere le opportunità. Potrete ottenere i numeri che servono per dimostrare che gli utenti stanno effettivamente utilizzando il vostro prodotto, quindi raccolgono valore e su questo valore potete costruire un nuovo business.
Sviluppare il prodotto giusto è essenziale perché da questo dipendono: la value proposition, il brand, la strategia virale.
Riassumendo, il prodotto è il core business di qualsiasi azienda oggi.
Lasciate perdere tutto, piano editoriale e brand compreso, e fate l’unica cosa che conta davvero: costruite un prodotto che mette gli utenti al centro e che vi faccia crescere.
5) Avrà ancora senso parlare di ecosistema?
Boh. Se tutte le grandi aziende tech iniziano a lavorare da casa. Se tutti gli eventi iniziano a essere remoti. Se non ha più senso incontrarsi a pranzo o a un aperitivo per condividere delle idee. Forse non ha nemmeno più senso parlare di ecosistema. Ma avrebbe più senso parlare di network personale, di communities, di incontrarsi agli aperitivi online con qualcuno che decidiamo in anticipo.
Se ci pensiamo, gli ecosistemi “fisici” durano poco: a Londra 4-5 anni, a San Franciscono una decina prima che tutti inizino a scegliere una strada alternativa “tanto ci sentiamo online”. Un sacco di miei amici a Londra hanno fatto così.
Lavorare in remoto permette di lavorare con persone super talentuose da tutto il mondo, e rende il nostro mondo meno chiuso, rispetto a quello creato da un ecosistema di persone che dopo un po’ rimangono connesse con le poche rimaste.
Forse oggi non ha più senso cercare di ricostruire la “Silicon Valley” in qualche altro Paese del mondo. E potremo finalmente lavorare sulle nostre idee che sono l’unica cosa che conta, builders!
Al prossimo mese amici! E inoltrate questa newsletter a chiunque stia lavorando a una nuova idea, ha bisogno di tutto il nostro sostegno da builders!