Ciao amici e ben trovati!
Siamo ormai alla fine di questa lunga quarantena e forse riusciamo a vedere la fine degli aperitivi su Zoom, delle pizze fatte in casa e delle postazioni di smart working.
Io in realtà non credo che questa situazione finirà e torneremo alla vita di prima, anche se è quello che tutti non vediamo l’ora di fare.
La parola fine presuppone che il fenomeno sia temporaneo, io credo invece che cambieremo, ci adatteremo, e la nostra vita sarà diversa da quella cui eravamo abituati. È una reazione umana: quando arriva qualcosa di nuovo che cambia le nostre abitudini ci adattiamo. Non dobbiamo nemmeno pensarci, il nostro cervello lo fa in automatico, è utopico pensare che questa volta non sarà così.
Nessuno di noi sa davvero cosa succederà, né i virologi né le task force. Ecco perché l’unica cosa che mi sento di augurarci è di tornare a costruire, con nuove idee e nuovi prodotti, usando l’energia che impieghiamo per lamentarci in modo creativo, per pensare invece a cosa possiamo costruire: l’immaginazione salverà noi e le nostre aziende.
Sì, fa paura non sapere. Ma è normale avere paura. Se impariamo a gestirla, questa paura si può trasformare nella motivazione migliore per sperimentare e per migliorarsi continuamente. (Io per esempio sto sperimentando un nuovo layout e tool per questa newsletter, mi fai sapere che ne pensi?)
Cos’è successo nel mondo delle startup, tech e marketing in questo mese?
1) Startup: pivot or die
Ti ricordi quando qualche newsletter fa raccontavo che in questo 2020 aspettavamo tutti con entusiasmo l’IPO di Airbnb? L’ho scritto anche su Wired. Eh, niente, è stata ovviamente ritirata. Come qualsiasi altra azienda che opera nel turismo anche Airbnb ha registrato un super picco negativo (-40%) sulle prenotazioni, che ha aperto le critiche sulla capacità di sopravvivenza dell’azienda. Per avere un’idea di quanto sta andando male, gli host la stanno chiamando Airbnb Apocalypse.
Nata in un momento di crisi, Airbnb è riuscita a creare un nuovo mercato e a rendersi profittevole con un intero indotto che comprende aziende che forniscono servizi ai proprietari e immobiliari che vendono case costruite con il solo scopo di affittarle su Airbnb (che ha portato a diversi problemi sociali).
Facile pensare che Airbnb morirà e lamentarsi se fossimo dei dipendenti. Se non fosse che il 6 aprile ha raccolto 1 miliardo di dollari per sperimentare e lanciare un nuovo servizio che non riguarda solo le experience, che da offline diventano online. Airbnb diversifica e amplia la sua offerta dal turismo agli affitti a lungo-termine: “From students needing housing during school, to people on extended work assignments, Airbnb is a place where many have found longer-term housing” dice il CEO. Airbnb sta quindi attuando un pivot, che in gergo da startup significa cambiare la propria strategia, che potrebber persino portare al cambiamento radicale del proprio modello di business.
Uber segue a ruota, rimettendosi in gioco e facendo diventare gli autisti che si occupavano di food delivery anche dei corrieri per generi non essenziali. Facebook lancia Facebook Rooms non per pivotare ma per non rischiare di rimanere indietro nella corsa all’aperitivo digitale contro Houseparty e Zoom. Non sarà un elenco esaustivo e ci sono molte altre liste di startup che stanno sperimentando nuove strategie e nuovi prodotti, ma volevo riflettere su un punto fondamentale.
Stiamo assistendo a un cambiamento epocale, che sicuramente facciamo fatica a capire. I Paesi che contribuiscono a più del 50% all’economia mondiale hanno chiuso tutto. Le aziende che sopravviveranno nei prossimi 12 mesi sono quelle che metteranno in gioco tutto quello che hanno fatto fino a qui per prosperare nella nuova normalità. Se sei una startup questo significa dover andare al doppio della velocità e sperimentare nuove strategie in modo ancora più massiccio. Se c’è una certezza è che prima o poi il tuo modello di business fallirà. Sta a te capirlo.
Aspettare la fine dell’emergenza potrebbe essere troppo tardi, dobbiamo cambiare ora.
Sto leggendo Principles di Ray Dalio e riflettendo ho individuato un mio valore che trovo applicato anche in qualcun altro (come Snapchat, copiata e semi-uccisa da Facebook). Il successo è una maratona: vedrai chi ti sbirciava solo per imitarti ottenere il successo e prosperare, ti diranno che ormai sei morto ma la resilienza conta sempre, e continuare ad andare avanti per la propria strada ti permetterà di far capire a tutti, prima o poi, quello che nel frattempo sei riuscito a costruire.
2) La tecnologia è un mondo bellissimo ma spesso non risolve i veri problemi
I libri, i giornali, le interviste, i documentari, i film. Sono molti quelli che in questi anni ci hanno raccontato la storia che basta un’idea per lanciare una nuova azienda. Jobs si è inventato il telefono che spesso non usiamo per telefonare, Elon Musk ha inventato PayPal, Chesky ha capito che mettere un materasso in soggiorno l’avrebbe aiutato a pagare l’affitto. Si, è una considerazione ironica per dire che in tutte queste situazioni non viene raccontato che non c’è un percorso predefinito per l’innovazione.
Lanciare un prodotto che nessuno usa oggi potrebbe essere azzardato perché scalare prima che il mercato sia pronto potrebbe farti fallire, guarda quello che è successo con il VR di PlayStation. Ma dall’altra parte provarci potrebbe farti trovare opportunità pazzesche e inesplorate. Quindi ci sono due approcci che quando parliamo di idee devono essere allineati: il focus tecnologico e il focus sul problema da risolvere. Quanto più questi elementi sono allineati quanto più l’innovazione diventa meno rischiosa. Se invece il problema non viene davvero risolto dalla tecnologia, allora forse conviene mettersi in sosta e capire se c’è qualcuno da qualche parte che davvero potrebbe subire moltissimo i pain di questo problema, colpendo quella nicchia prima, ossia coloro che davvero non stanno aspettando altro.
La tecnologia non è utile se risolve solo una minima parte del problema.
Perché è inutile parlare di Immuni? Perché anche se tutti vorrebbero dimostrare di essere interessati alla privacy con WhatsApp installato nel telefono, Immuni non risolve davvero il problema del virus. Qual è il problema che risolve Immuni? Ci aiuta semplicemente a capire se siamo stati vicino a qualcuno che nell’app si è “taggato” come positivo e ci aiuta a tenere traccia. Risolve davvero un problema? Mmh.
La settimana scorsa stavo parlando con una cantina per un progetto a cui sto lavorando e mi chiedeva se un e-commerce risolvesse davvero i loro problemi. Dipende: i tuoi processi sono già ottimizzati e le tue persone sono formate per gestire questo cambiamento? Hai tool che gestiscono anagrafiche e ordini, in grado di semplificare la tua attività o devi fare tutto manuale? L’e-commerce può essere sicuramente un investimento da fare di questi tempi ma pensare solo al lato tecnologico senza capire se l’azienda è pronta potrebbe portarti fuori strada.
Qui ho raccolto un po’ di esempi.
3) Ragionare per dubbi e domande
Come dicevo all’inizio sto leggendo Principles e ci sto mettendo un sacco perché mi fermo sempre a ragionare sulle domande che fa.
Tipo: “How do I know I’m right?” (come faccio a sapere se ho ragione?)
Tempo fa avrei risposto: “Semplice, quando nessuno mi dice il contrario”.
Non credo fosse una risposta efficace, anche perché era basata su un modo di fare poco razionale derivato da Londra, quel modo di fare britannico per cui “per essere sicuro che non sbagli convinci tutti che non sbagli così nessuno ti dice che stai sbagliando”.
La mia passione per le startup nasce proprio dal fatto che si lavora così tanto per esperimenti che nessuno pensa di essere nel giusto, a meno non ci siano delle situazioni che aiutano a dimostrarlo. Leggendo Dalio mi sono accorta di essere sempre stata così, adoro seguire il mio istinto ma dall’altra parte anche farmi un sacco di domande e circondarmi di persone che mi stimolano condividendo altri punti di vista che valido e applico. Così, ogni volta imparo e capisco se sto agendo nel modo giusto.
Ragionare per dubbi e domande potrebbe diventare essenziale perché abbiamo tutti dei bias! Se è vero che non possiamo eliminarli del tutto, possiamo cercare di controllarli con una mente critica, interessata a capire e ad andare a fondo delle cose. Coltivare una mente aperta ci permette di essere pronti ad accettare il nuovo, di essere flessibili, adattarsi alle nuove persone ed esperienze (elasticità mentale) e di farsi tante domande.
Utile per il momento che stiamo vivendo descritto nel punto 1! :D
4) Social media: l’estetica di Instagram è finita?
Sono l’unica che non ne può più delle foto ritoccate e patinate su Instagram?
O delle stories dei piatti perfetti e delle verticali allineate?
Nemmeno gli influencer, sembra. Anche se poi sono stati loro a creare i cliché di cui siamo tutti vittime su Instagram. O forse hanno capito che il perfezionismo in una crisi che cambia tutti i paradigmi non ha più tanto senso.
Let’s be brave, not perfect (siamo coraggiosi, non perfetti).
5) It’s time to build: aspetto le vostre domande
Ho letto questo articolo di un famoso investitore in SV e mi sono innamorata di tutto quello che ha scritto. Mi sono ritrovata in così tanto che ne ho scritto una mia versione, dove ho tradotto le parti più importanti del suo e ho aggiunto mie esperienze personali.
La chiave di lettura è la stessa: è arrivato il momento di costruire, it’s time to build!
Ci sono così tanti problemi che questa emergenza ha sollevato: risolviamoli, assieme. Non vogliamo avere un ruolo attivo? Supportiamo chi lo sta facendo. Invece di criticare chi ha le idee, cerchiamo di aiutarli.
Visto che purtroppo non sono scalabile e il mio tempo è limitato ho deciso di lanciare una nuova rubrica su LinkedIn e Instagram. Si chiamerà #StartupWTF e ogni settimana sceglierò una delle vostre domande che mi arrivano via Instagram o via email per condividere pubblicamente le mie risposte e le mie analisi di quell’idea o quel prodotto. Cercherò di rendere il ragionamento più generico possibile in modo da non fare una consulenza specifica e di lavorare meno di un’ora.
Vorrei davvero aiutare tutti i BUILDER là fuori per dire loro: non siete soli. Facciamo!
Costruiamo assieme questo nuovo futuro, ora che possiamo farlo.
Ci vediamo il prossimo mese amici!
E se il 9 maggio volete sentire un mio talk con 7 consigli per rendere virale un’app all’Italia’s Growth Talent vi lascio qui il codice per un biglietto omaggio: ALESSIA10. Il mio talk dura solo 20 minuti ma ci saranno un sacco di speaker, sono sicura vi porterete a casa qualcosa.
Un abbraccio, buona fine quarantena e condividete questa newsletter con chi pensate sarebbe felice di leggerla, è gratis :D