Buongiorno e benvenuti!
Com’è andata questa settimana? Io sono mezza morta ma felice.
Cose nuove
🆕 Ho visto quel progetto di riqualificazione su cui presto lavoreranno a Milano, l’ex Macello, in occasione della Milano Design Week. C’era una bella mostra di designer indipendenti powered by Alcova. Mi ha ricordato quando sono andata a vedere la Battersea Power Station a Londra prima del cambiamento.
🆕 Ho rincontrato tante belle persone ed ex colleghi passati per Milano per il Salone. Mi hanno raccontato che a Londra, domenica, i loro telefoni suoneranno tutti insieme.
🌕 Ho pubblicato un reel sull’isola per me più bella vista a gennaio alle Hawaii.
😭 È morto Elserino Piol, tra i primi investitori italiani. È merito suo se Yoox raccolse i primi 3MLD di lire. Una bella intervista che li vede assieme.
Sto rileggendo Antifragile, ed è sempre una buona idea ricordarsi la differenza tra essere resilienti e antifragili.
🇬🇧 Tra qualche giorno volo a Londra per l’incoronazione di Re Carlo moderare dei panel super tra startup e investitori inglesi con SMAU e rivedere molta gente. Chiederò a loro cosa ne pensano dell’ultima campagna del Ministero del Turismo per promuovere l’Italia all’estero, che a dire la verità non mi sembra così pessima per statunitensi, inglesi o cinesi. Come tutto, poteva essere fatta meglio o peggio, possiamo essere d’accordo o no, ma sarebbe utile sapere quale fossero brief, obiettivo e ricerche di mercato prima di condividere opinioni poco utili. E i dati! Io voglio sapere come performa! Le landing page più brutte sono quelle che in genere performano meglio, sappiatelo.
Chi dovrei assolutamente incontrare a Londra per parlare di venture capitale e startup + climate tech? Voglio scoprire tutte le novità, a un anno dall’ultimo volo.
E dopo quasi 4 anni dal mio trasloco internazionale. Come vola il tempo!

Parliamo di acceleratori: conviene passarci?
Continuiamo la rubrica sulle startup. Dopo i consigli fondamentali affrontiamo un altro tema importante. Gli acceleratori. Lasciando da parte gli incubatori. Perché gli stessi discorsi che faremo per gli acceleratori valgono anche per gli incubatori. Gli incubatori lavorano con startup in un momento precedente rispetto agli acceleratori, ma la logica per cui decidere se entrarci o no è la stessa.
Cos’è un acceleratore?
Gli acceleratori sono organizzazioni che sulla carta dovrebbero accelerare il processo di creazione del business delle startup, mettendo loro a disposizione mentor, spazi e a volte piccoli capitali.
Nel 2013 si contavano quasi 100 acceleratori in Europa, i più importanti: Techstars, Startupbootcamp e Seedcamp. Il più riconosciuto e famoso al mondo è sempre
Y Combinator, che è stato anche il primo fondato nel 2005 (da Paul Graham, Jessica Livingston, Robert Tappan Morris, Trevor Blackwell) dal quale sono nate moltissime startup quando erano scommesse rivoluzionare ancora su carta, diventate scale up e poi corporate. Ne cito una: Airbnb. Anche oggi il demo day di YC è un evento che si analizza per capire come girerà il mondo delle startup nei prossimi anni, una bella analisi di quello appena avvenuto by Lombard Street Ventures.
Avete mai visto i contenuti della Startup School by YC, gratuita e online? Super interessanti. Li ho inseriti nella mia nuovissima academy di learning gratuita.

Tornando agli acceleratori, oggi rispetto a 10 anni fa ce ne sono una marea.
Che operano a livello regionale come Startup Wise Guys o di interessanti perché nati su spinta di grosse corporate come Wayra, lanciato dal colosso telco Telefonica. Si contano 238 acceleratori, incubatori e acceleratori corporate in Europa, la lista è qui.
Serve passare per un acceleratore?
Non necessariamente. Dipende da alcune cose. Proviamo a creare un framework.
1. Dipende da quanta esperienza hai già fatto nelle startup. Sai da dove partire? Hai idea di come fare un pitch? Se ti dicono valida la tua idea, valida il problema o la soluzione sai come fare e come muoverti? Basta il tuo personal brand - o ti serve una mano di un’organizzazione in grado di dare awareness e prestigio alla startup?
2. Dipende da quanto grande è il tuo network. Sai come ottenere i primi feedback da persone che lavorano o hanno avuto esperienza in quel settore? Potresti avere bisogno di formazione per capire come assumere e far crescere il team? Sai come iniziare a confrontarti con investitori? Hai idea di quando chiudere il primo round e quali sono le metriche che servono per farlo?
Se rispondi si a queste prime domande forse non ti serve un acceleratore.
3. Hai già analizzato il mercato, creato un prototipo e il team è pronto ai pitch per gli investitori? Se non hai ancora iniziato a pensare e a lavorare a tutti ciò, potresti non avere il tempo di lavorarci durante l’accelerazione.
Se non hai già pronte alcune risposte a tutti questi temi potrebbe essere troppo presto per entrare in un acceleratore.
4. Dipende se c’è un acceleratore verticale sul tuo settore. Gli acceleratori verticali potrebbero essere interessanti perché favoriscono contatti con primi clienti e aziende con cui iniziare a lanciare proof of concept o MVP facendoti andare più veloce. La validazione in autonomia in questi casi potrebbe essere complessa.
5. Dipende da quanto è sviluppato il mercato e da quanto R&D ci devi mettere. È un progetto dov’è necessario sviluppare hardware? Sarebbe utile avere un pilota con un’azienda o una corporate per avere dati e informazioni? È una tecnologia nuova? Servono un po’ di investimenti per creare il dispositivo?
Se rispondi si a queste ultime due domande consiglio un acceleratore corporate o B2B.
Quale acceleratore scegliere?
Non c’è una risposta univoca. Ma alcune domande potrebbero aiutare i ragionamenti:
Guarda bene quali sono i mentor che lavorano con l’acceleratore: che valore potresti ottenere? Sono mentor che potrebbero diventare advisor?
Il tuo timing e il tuo team sono allineati? In genere un programma di accelerazione dura dai 2 ai 6 mesi con relativa necessità di dedicarci tempo ed energia. Siete pronti a investirci, qual è il vostro obiettivo di business?
Quali sono i benefici oggettivi che potresti ottenere? Pensa al rapporto equity vs benefici. In genere questi percorsi potrebbero costare dal 5% al 10% di equity. Altri fanno pagare una fee $$ in cambio di un valore quantificato in una serie di servizi. Valuta tutto e trova il migliore per te.
Qui trovi alcuni dati e confronti specifici su questi ultimi 3 punti.
La story di chi l’ha lanciata (la startup)
Questa settimana raccontiamo la storia di BEAware, startup early stage in climate tech appena entrati nel programma di accelerazione di Techstars sulla sustainability a Parigi. Al microfono con la CEO, Giorgia Leonardi.
- Com'è nata BEAware e cos'avete fatto prima di costituirla?
Sono laureata in ingegneria energetica, con un dottorato in ingegneria meccanica. Mi sono presto accorta che né il lavoro da ingegnere né quello da ricercatrice mi avrebbero permesso di realizzare il mio sogno: creare soluzioni trasformando le intuizioni in applicazioni reali. Spinta dalla necessità di diventare più operativa, mi butto nel mondo delle startup. Perché proprio nel campo della gestione rifiuti? Se a 15 anni ho scelto di fare l’ingegnere, a 18 ho capito che la mia vocazione era la sostenibilità, essendo di Roma, città simbolo dell’emergenza rifiuti.
Ho subito coinvolto Daniele Dessi, ricercatore dell’Istituto di ingegneria del mare del Consiglio nazionale delle ricerche (Insean-Cnr), Caterina Maggi, specializzata in business e marketing e con esperienza nella consulenza nel settore energia e ambiente e Lorenzo Oliva, esperto di hardware e stampa 3D, diventati co-founder. Inizialmente pensavamo di applicare la mia tesi di dottorato, un sistema di alimentazione alternativo ai sensori che misurano il livello di riempimento dei cassonetti. Poi, però, ci siamo resi conto che serviva soddisfare altre necessità, abbiamo così sviluppato una soluzione digitalizzata e automatizzata per comuni e aziende che vogliono abbracciare l’economia circolare.
- Come le domande che fanno gli investitori: perché voi e perché adesso?
Il team è diverse e combina ricerca e consulenza: in entrambi è necessario minimizzare le risorse. Ecco perché partiamo dai bisogni e li combiniamo con la prototipazione rapida. MVP è una parola che si trovava nel nostro DNA ben prima di fare startup. Data driven per noi è un mantra, sia nel valore che offriamo sia nel nostro modo di fare business. In questi anni il settore dei rifiuti sta vedendo una digitalizzazione massiva, grazie alla spinta normativa dei governi europei che stanno recependo l'obbligo di tracciamento digitale dei rifiuti della direttiva EU.
- Dal giorno dopo la costituzione su cosa vi siete focalizzati?
Avevamo due obiettivi. Il primo era capire cosa volesse dire fare startup: chi è abituato ad approcciare problemi inesplorati sa che il primo passo è lo studio di quanto già esiste. Abbiamo quindi partecipato a molti percorsi di formazione, per ascoltare le opinioni di chi già era nel settore e metterci alla prova nel nuovo ambiente. Il secondo era parlare con i nostri potenziali clienti per accoppiare le nuove conoscenze con la creazione di un servizio che rispondesse alle reali necessità del mercato dei rifiuti. Non è un caso se abbiamo pivottato rispetto all'idea iniziale!
- Avete già chiuso i primi contatti con i clienti? Chi sono i vostri clienti?
Siamo in fase di chiusura di 3 contratti con dei comuni laziali per aiutarli a trovare la migliore soluzione per il loro territorio e poi gestiremo il loro dato per creare un vero sconto per i cittadini virtuosi, ottimizzando il servizio di raccolta. Inoltre stiamo chiudendo i primi contratti con aziende nel settore healthcare per una nuova linea B2B, dato che presto saranno obbligate a tracciare digitalmente i loro rifiuti.
- Cosa state facendo per approcciare il mercato e iniziare a scalarlo?
Stiamo parlando con tante industrie diverse per trovare i nostri early adopters e profilarli: healthcare, chimica, metallurgia, energia, edilizia. I rifiuti riguardano tutti e trovare chi ha la voglia di passare dall'economia lineare a quella circolare è la chiave. Anche la normativa ci dà un supporto scaglionando l'obbligo di digitalizzazione negli anni a venire. Invece per i comuni, stiamo parlando con quelli in regioni con l'obbligo di adeguamento, con la possibilità di accedere a fondi nazionali.
- Qual è la vostra North Star Metric e com'è strutturato il team per la crescita?
La nostra North Star Metric si basa sull’impatto creato in termini di rifiuti in discarica evitati. Per i comuni quindi andiamo a misurare la diminuzione del rifiuti indifferenziati, mentre per le aziende misureremo quanto materiale riusciremo a reimmettere nel mercato come sottoprodotto e donazione.
- Qualcos'altro che vuoi raccontarmi e non ti ho chiesto?
Siamo molto orgogliosi della nostra recente ammissione al programma di Techstars a Parigi sulla sostenibilità. Ci confronteremo con un ambiente internazionale e porteremo BEAWaRe anche fuori dall'Italia!
Il programma consiste in 13 settimane di mentorship e tutoring da parte di grandi esperti nei vari settori della sostenibilità. L’obiettivo è supportare la crescita imprenditoriale delle startup selezionate attraverso la creazione di un solido network di contatti e il sostegno nello sviluppo dell’idea di business, fino allo step conclusivo del Demo Day del 29 giugno prossimo, dedicato alla presentazione dei risultati raggiunti e finalizzato alla ricerca di investitori con altre 11 startup europee.
È il momento di dire addio a 👋
👉 Linktree sei stato bello finché sei durato. Ora che anche Instagram ci permette di inserire fino a 5 link nella bio in modo nativo, non ci servirai più, adieu.
☠️ E addio anche a BuzzFeedNews il tentativo di BuzzFeed di passare dai meme ai contenuti di qualità è fallito. Una bella storia del CEO e del progetto by
🤯 Sono inoltre particolarmente curiosa di vedere come funzionerà il nuovo fashion assistant di Zalando powered by ChatGPT, potrebbe compromettere l’esistenza di molte altre startup nel fashion tech.
✍️ Tutte le startup che assumono in Italia questa settimana
📎 Lifeed startup ITA edtech cerca CRM & Digital Marketing Specialist a Milano in ibrido
📎 Unobravo, startup ITA health tech che ha chiuso un series A da €17M l’anno scorso assume Partnership Manager in remoto
📎 VEED.IO startup UK in media che ha raccolto un series A da €35M cerca Growth Marketer (100% remote)
📎 Taxdoo startup DE in tax tech per e-commerce che ha chiuso un series B da €64M nel 2021 cerca Head of Product in remoto
📎 Iubenda startup ITA acquisita da team blue nel 2022 cerca HR Generalist e Digital Advertising Specialist in remoto
📎 Doctolib scale up FRA in health tech cerca Operations Strategy Intern a Milano
📎 Roomless startup ITA in proptech che ha chiuso un seed da €1.5M nel 2022 cerca Junior Sales Manager Spain a Milano
📎 Meeters assume Chief Financial Officer a Milano
📎 Launchmetrics scale up in martech cerca Junior Product Manager a Milano in ibrido
📎 Zwap che ha chiuso un pre-seed di €230k cerca diversi freelancer
📎 Flix scale up DE nella mobility assume Product Manager - Team CRM a Milano
📎 Jet HR startup ITA in pre-seed cerca Growth Marketer in remoto
📎 CARDO AI startup fintech ITA che ha chiuso un round di €3.5M cerca Business Analyst a Milano in ibrido
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Ci sentiamo domenica prossima, se non rimango ipnotizzata dal cinese che ha aperto a Londra e che finalmente potrò provare nella piazza che fino al 2019 non esisteva.
Alessia
Grazie per gli spunti settimanali e per il prezioso link alla tua Learning list.
Semplicemente fantastico, una risposta alla domanda veramente completa e che può anche servire come analisi della maturità di una startup.