Come trasformare idee in prodotti straordinari
Alcuni esempi che arrivano da due settimane ricche di ispirazione
Sono arrivata a Berlino, piove e devo essere sincera: non sono mai stata più felice.
Il caldo di questo ottobre a Milano, assieme alle zanzare, mi sta facendo impazzire.
E finalmente posso riposarmi dopo due settimane iper intense: il rumore della pioggia mi aiuta molto. Ho rivisto molte persone, alcune non le vedevo da prima della pandemia. Altre le ho viste di persona per la prima volta e con altre ancora abbiamo chiacchierato, riso e condiviso spunti e complimenti per questa newsletter:
Grazie!
Cosa ho imparato dalla Product Heroes Conference al primo evento dedicato alle Women in Venture Capital che ho co-organizzato con Dealflower, dalla cena di lancio di uno venture studio a una delle prime cene di networking di un Business Club italiano.
Che riflessioni mi porto a casa questa settimana?
Qualsiasi idea è fantastica basta crederci e lavorare sodo all’esecuzione e alla costruzione di un prodotto che nasce e fa crescere quella visione iniziale.
1. Partiamo dall’idea
Quando a ottobre 2022 parlavo per la prima volta a Laura Morelli, responsabile esecutiva di Dealflower, dell’idea di un evento focalizzato a raccontare la situazione delle donne nel venture capital non avevo ben chiaro quale fosse l’obiettivo. Avevo captato ci fosse un problema, perché l’avevo notato più volte: perché le donne founder di startup in Italia sono poche? Perché ricevono pochissimi soldi? Quante sone le donne nei fondi italiani di venture capital? Qual è la narrazione?
Mi sono subito chiesta quali potessero essere delle risposte a queste domande, confrontandomi con lei, con la solita proattività che mi spinge a riflettere e affrontare problemi tutt’altro che semplici, sapendo che partire da ipotesi e testare ipotetiche soluzioni mi avrebbe sicuramente aiutato nella root-cause analysis.
Quella che a ottobre era una mia intuizione, si è arricchita piano piano di dati, come quelli che ha condiviso Dealroom, nello speech di Yoram Wijngaarde, CEO e Founder: l’Italia è uno degli ecosistemi che cresce più in fretta in Europa
Il problema è che l’Italia investe ancora bruscolini rispetto agli ecosistemi europei più avanzati, come ha confermato in modo super diretto anche Diego Piacentini, advisor & presidente di Exor Seeds il nuovissimo fondo venture di Exor, davanti a una platea di centinaia di persone all’Italian Tech Week.
«I giovani talenti non sanno ancora proporsi in maniera corretta agli investitori, fare il pitch è molto di più di una semplice presentazione in PowerPoint. Il pitch è l’occasione in cui si presenta un progetto agli investitori con l’obiettivo di convincerli del potenziale della propria idea per raccogliere capitali. Bisognerebbe essere pratici e convincenti, con idee molto chiare esposte in maniera chiarissima. Essere simpatici va bene, tuttavia bisogna mostrarsi anche solidi e ambiziosi»
Diego Piacentini, Italian Tech Week, 2023.
Riflessione che avevo fatto anche io nel mio piccolo, soprattutto focalizzandomi sulle women founder italiane incontrate in questi 3-4 anni.
Sembra banale avere un’idea, tutti e tutte abbiamo un’idea.
Quello che credo non sia banale è capire se quell’idea ha un mercato, è ambiziosa ma fattibile quindi ha un potenziale per diventare un business.
La stessa riflessione che immagino abbia fatto anche Marco Imperato, quando ha iniziato a lavorare a Product Heroes nel 2019 e poi alla conferenza, quest’ultima nata da una ulteriore testing che ha raccontato ha iniziato a prendere forma da gennaio, confrontandosi con mentor & advisor.
2. Come testare l’idea?
Se la parte di ideazione sembra facile, qui in genere arriva quella difficile.
Non è banale mettere da parte le nostre idee, gli egocentrismi, le paure, le aspettative e iniziare a capire quale sia la soluzione migliore per il mercato. In questa fase tutti sogniamo in grande anche se non è davvero il momento per farlo.
È un errore che si fa sempre.
Tornando alla mia idea, stavo già immaginando come soluzione una conferenza con decine di nomi di investor in una location da urlo nella direzione di quella che ogni anno viene organizzata a Parigi: WVC:E
Sarebbe stata fantastica!
Per fortuna, grazie a 10 anni passati a testare idee con le startup early-stage son abituata a testare e a fare analisi su ogni mia idea, raccogliendo dati e feedback dal mercato potenziale prima di focalizzarmi sulla soluzione. Così, assieme alla redazione di Dealflower abbiamo iniziato a mettere assieme i pezzi partendo con l’idea di quello che era un primo evento, privilegiando la fattibilità ma in linea con la vision che avevo in mente. Partendo da una ricerca sulle investor in Italia e all’estero, analizzando dati e insights, abbiamo poi ragionato sul se e come aggiungere le startup, affinché fosse davvero utile per tutte.
Stavamo delineando quello che nella mia mente era un primo test, su cui abbiamo iniziato a lavorare da maggio, discutendo format, speaker, argomenti e obiettivi.
Rispetto al mio lavoro sui prodotti digitali in startup early-stage in questo caso non potevo fare milioni di test quantitativi. Potevo però focalizzarmi su tanti feedback che potevo chiedere a investor e founders, e così ho fatto.
È quindi arrivato il giorno dell’evento zero, in un periodo dove abbiamo gestito diversi problemi come nel migliore dei test. Si è concretizzato in due panel, uno con focus sul panorama internazionale e uno sull’ecosistema italiano, con discussioni e ragionamenti diversi ma non per questo meno interessanti. C’è poi stata una seconda parte con la partecipazione di 6 women founders che hanno avuto la possibilità di conoscere e confrontarsi con le investitrici sperando in un arricchimento reciproco.
I feedback alla fine di questo evento zero sono stati molto positivi quindi oltre a ringraziare tutto il team di Dealflower e in particolare Laura per il contributo, ora sto pensando a come creare un format replicabile e chissà, anche ingrandirlo.
Se avete seguito Product Heroes (o se siete venuti alla conferenza) avrete intuito che nemmeno nel loro caso sono passati da zero a 900, dato che alla conferenza hanno partecipato più di 900 persone. Negli scorsi anni hanno girato l’Italia più volte con meetup in diverse città per raccontarsi e creare e rafforzare una community appassionata di product, validando il grande bisogno di imparare e condividere esperienze, learning e best practice.
I test sono SEMPRE utili perché ci permettono di capire quali sono i bisogni e le motivazioni del nostro pubblico di riferimento, limitando il rischio di costruire un prodotto non proprio utile per il nostro mercato. Li dovrebbero fare tutti secondo me, anche chi ha un budget da sei zeri perché non è detto che quei soldi ce li avrai sempre e non è detto che avere un grosso budget che ti spinge a sviluppare idee (spesso per spingere la brand awareness grazie al marketing) sia davvero la chiave di volta per la tua idea, il tuo prodotto e il tuo mercato.
Come ho sentito dire a tanti e non solo venerdì, è sempre meglio partire in piccolo perché è dal piccolo che si inizia a far crescere un prodotto, focalizzando sulle abitudini delle persone e sulla loro volontà di tornare a fruirne: è la retention l’unica metrica che conta quando testiamo le ipotesi e capiamo quale prodotto costruire.

3. Come passare dall’idea al prodotto?
Se il secondo punto sembrava complicato, in questo la complessità è maggiore. Perché dobbiamo capire sulla base dei test come costruire il prodotto e soprattutto come continuare a migliorarlo senza dimenticarci di continuare i test. Quello che i migliori team di product dicono è che non si smette mai di testare e iterare il prodotto.
Ne ho scritto un sacco in questa newsletter ma il tema è davvero complesso.
Vorrei dare qualche altro spunto, ma stavolta lo faccio in modo diverso, attraverso i talk di tre speaker alla Product Heroes Conference che secondo me sono stati fantastici su questo tema.
Partiamo con Gabrielle Gleysteen, CPO di Meetic Europe
Che ha raccontato come anche loro, nonostante servano più di 21 mercati con le app di dating grazie alle quali vengono scambiati 88M di messaggi, non si sono mai fermati. Il team di prodotto non si ferma, continua a lanciare piccoli miglioramenti anche in quelle che ormai non sono più scale up ma corporate. A volte i piccoli miglioramenti sono più importanti delle grandi idee che seguono la logica “Go Big” o “Go Home” perché gli utenti non sono sempre inclini al cambiamento, si tratta di fare una maratona e non una staffetta.
Grazie anche a questo approccio hanno deciso di diversificare i loro prodotti rivolgendosi a nuovi segmenti di mercato in linea con la vision e con il DNA del brand, lanciando due nuove app: DisonsDemain, l’app di dating per chi ha più di 50 anni e Stir l’app per genitori single.



Continuiamo con Mattias Castello e “Build Products from 0 to 1”
Il suo talk è stato davvero denso di consigli, ne riprendo alcuni. Come il fatto di dire più si che no, che è un atteggiamento diverso rispetto alle situazioni generiche che vive il team di product, dove spesso si dice di no per focalizzarsi a livello strategico. Quando lanci un prodotto all’inizio non sai cos’è giusto o no, quindi solo dicendo “sì” si impara a comprendere quali sono le cose di valore. Prototipi o MVP super focalizzati vanno bene in mercati dove ci sono pochi competitor, nel caso di mercati più agguerriti è meglio pensare a prototipi che si differenziano anche in termini di user experience e performance. Costruire e lanciare prodotti è ancora più complicato se non si hanno dati, se non li hai puoi cercare di ottenerli tramite test o quantificando l’impatto potenziale.
Concludo con Silvana de Santis, CPO in Matcha
Oggi non ero alla conferenza di Silvana ma so già che il suo talk sarà stato fighissimo perché sono esattamente le stesse cose di cui parlo sempre anche io. Come il fatto che è essenziale partire dalle ipotesi che vengono continuamente testate e che possono risultare in miglioramenti incrementali. Sono curiosissima di ricevere la registrazione del suo workshop per arricchire le mie idee!
E per oggi abbiamo finito questo ennesimo approfondimento sul prodotto.
Che ne dite, continuiamo o abbandoniamo questi discorsi? Che cosa ne pensate?
Il tool di AI da testare
A una delle cene di cui vi raccontavo all’inizio ho scoperto un tool che vi permette di registrare attraverso l’intelligenza artificiale tutto quello che fate al pc, vedete, dite o ascoltate: è https://www.rewind.ai/
Per gestire le limitazioni del nostro cervello ed espanderlo attraverso l’AI. Fa paura o lo provate? Io lo proverò, come si fa a rimanere indietro rispetto all’intelligenza artificiale?
✍️ Tutte le startup che assumono in Italia questa settimana
📎 Qonto cerca Senior Product Data Analyst e Frontend Lead remote-friendly
📎 ShippyPro assume Head of Product a Firenze
📎 Passione Beauty cerca International E-commerce Manager a Vicenza
📎 Innoleaps by StartupBootcamp cerca Senior Client Ambassador & Advisor a Milano
📎 Nordhealth scale up nordica nell’healthcare cerca Head of Product in remoto
📎 Bitpanda scaleup austriaca fintech assume Developer Relations Manager in remoto
📎 UNGUESS startup italiana nel customer discovery cerca UX Researcher a Milano
📎 Docebo cerca Product Business Analyst a Milano
Ci sentiamo domenica prossima, fatemi sapere se vi è piaciuto anche questo numero!
Alessia
Per me le tue newsletter son super interessanti, perché anche se lavoriamo in campi diversissimi, le problematiche e le tecniche di soluzione per le stesse, sono estremamente simili.
Quando ad esempio immagino uno spettacolo, per metterne a fuoco la tematica principale da raccontare, faccio anche io dei "test", attraverso le interviste. Chiedo, ascolto, studio, oppure leggo piccoli estratti a persone che sono un riferimento per me e un ottimo test :)
In realtà penso il nostro punto di incontro sia sempre "la relazione": metterci in relazione con il mondo che ci circonda, di cosa ha bisogno e cosa possiamo fare noi per soddisfarlo (soddisfandoci!)
ti abbraccio Ale